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CRONACA | 07 giugno 2019, 15:15

Inchiesta appalti: 'Tu la gara non la dovevi vincere...adesso rinunci'; ma è Valtournenche non la Locride

Dipendenti, funzionari e amministratori comunali che si sentivano continuamente vessati; impresari prima blanditi poi minacciati se non rinunciavano all'appalto vinto; storie che non sembrano vere nelle pagine dell'inchiesta Do ut Des. Che si incrocia con quella sul voto di scambio.

Inchiesta appalti: 'Tu la gara non la dovevi vincere...adesso rinunci'; ma è Valtournenche non la Locride

"La fama di Chiavazza a Valtournenche era terrificante perché si sapeva che aveva avuto problemi a St-Pierre".

In una stanza del secondo piano del Palazzo di Giustizia di Aosta, di fronte al pm Luca Ceccanti, il pomeriggio del 27 novembre 2018 suona schietta e decisa la voce di Cristina Benso, ex dirigente (dal 1999 al 2016) dell'Ufficio tecnico del Comune di Valtournenche.

Sette giorni prima, il 20 novembre, il geometra Fabio Chiavazza (foto sotto), che due anni prima l'aveva sostituita in quell'ufficio, era stato arrestato con altre tre persone (altre tredici sono indagate a piede libero) per corruzione e concussione nell'ambito dell'inchiesta 'Do ut des' dei carabinieri di Chatillon su un giro di appalti truccati nella Valtournenche.

Benso è stata interrogata in veste di testimone di fatti verificatisi nei due anni precedenti. Fatti che ad ascoltarli sembrano incredibili, non fossero suffragati da racconti simili di altri testimoni e soprattutto da centinaia di intercettazioni telefoniche e ambientali. Raccontano di un uomo che di quegli uffici, di quel Comune all'ombra del Cervino aveva fatto il suo regno praticamente incontrastato; supportato dal sindaco, all'epoca Deborah Camaschella e dalla sorella di questa, Cristina che prima dell'arrivo di Chiavazza si era sempre occupata di servizi sociali e si ritrovava catapultata all'Ufficio tecnico.

Arrivo che peraltro pare sia stato preparato con cura: "Nell'ottobre 2015 sono stata convocata dal sindaco Camaschella - ha verbalizzato Benso al pm - e, come un fulmine a ciel sereno, mi ha comunicato che non mi avrebbe confermata in qualità di responsabile dell'ufficio tecnico.  Ho chiesto al sindaco il motivo di questa decisione anche perché i miei risultati erano ottimi. Non mi ha dato motivazioni e mi ha semplicemente detto che lei era il sindaco ed era sua facoltà rimuovermi dal mio incarico". Così Benso si ritrovò a lavorare a fianco di Cristina Camaschella e 'sotto' il suo nuovo capo, Fabio Chiavazza. "Il clima nei miei confronti è diventato invivibile -  ha ammesso la funzionaria comunale al magistrato - siamo arrivati al punto che Deborah Camaschella (foto a lato) ha redarguito pesantemente persone solo per il fatto che parlavano con me".

E ancora: "Appena arrivato Chiavazza io sono stata immediatamente esclusa da ogni affare relativo all'ufficio tecnico. Chiavazza mi ha completamente esautorata, ha accentrato su di se tutti i poteri, ha escluso praticamente tutti nell'ufficio tecnico, ha gestito da solo tutte le pratiche relative ai lavori pubblici. Posso dire che io sono stata relegata in un ruolo privo di ogni potere, non facevo più niente, addirittura sono arrivata al punto di chiedere ai miei colleghi di darmi qualcosa da fare. Si era creata un'unione tra Chiavazza e le sorelle Camaschella. I tre gestivano tutta l'attività dell'ufficio tecnico".

Servendosi persino, secondo gli inquirenti, di dipendenti costretti a firmare verbali di sorteggi di gara ai quali non avevano mai partecipato. Ancora un episodio che ha dell'incredibile, se non vi fossero agli atti delle indagini le lettere della funzionaria in questione, che informò il sindaco della totalmente anomala richiesta di Chiavazza, ma soprattutto chiese aiuto al sindacato Savt su come comportarsi in tale situazione. Brutto colpo per il capo ufficio tecnico, che per evitare ulteriore diffusione delle vicende interne del Comune revocò l'incarico alla dipendente e si preoccupò in fretta e furia di rifare le carte della gara.

"Rinuncia all'appalto, non dovevi vincerlo tu'

Ma quando non era scoperto, Chiavazza pare non si facesse scrupoli, per gli inquirenti, a usare toni e metodi da autentico 'boss'. Come quando, ancora capo ufficio tecnico a Saint-Pierre, dopo aver aperto le buste di una gara che credeva di aver condotto in porto scoprì che a vincere era stato un altro impresario rispetto al suo 'protetto'.

Ecco cos'ha verbalizzato il 12 dicembre 2018 al pm Ceccanti l'impresario vittima dell'ira del geometra: "Nell'anno 2013 Chiavazza ha bandito la prima gara di ribaltamento dal vecchio al nuovo acquedotto di St-Pierre e l'importo a base d'asta era di 254.000 euro circa, Iva esclusa, al massimo ribasso. La gara la vinsi io. Lo stesso giorno dell'apertura delle buste, in pausa pranzo ricevetti una telefonata, era Chiavazza che mi chiamava e mi diceva di farmi trovare urgentemente sotto il comune di St Pierre. Io ho subito pensato che ci fosse qualche intervento urgente di idraulica da fare".

Si sbagliava, il motivo della convocazione era ben altro: "Sono arrivato sotto il Comune, Chiavazza è arrivato a piedi ed è entrato nella mia macchina. Io ero pronto a partire per andare a fare la riparazione ma lui mi ha detto di stare fermo. Mi ha detto di fargli una lettera con cui rinunciavo alla gara di ribaltamento dell'acquedotto. Io sono rimasto sbigottito e gli ho detto, arrabbiatissimo, che non avevo la minima intenzione di rinunciare a un lavoro che per me era fondamentale. Lui mi ha detto di stare tranquillo e mi ha detto queste parole che mi hanno sconvolto e cioè che la gara non dovevo vincerla io. Ricordo benissimo che le parole furono esattamente quelle: 'la gara non dovevi vincerla tu'.  Non mi disse il nome di chi avrebbe dovuto vincerla ma mi chiese di stare tranquillo perchè lui avrebbe bandìto altre gare".

L'impresario fece scendere bruscamente Chiavazza dalla vettura e ripartì convinto di aver risolto la questione. Si sbagliava anche questa volta: dopo aver atteso per mesi notizie dal Comune di St-Pierre, ricevette una lettera dall'Ufficio tecnico che gli comunicava di aver rifatto il bando di gara, 'saltato' per alcuni cavilli formali. Ovviamente, a vincere il secondo appalto non fu lo stesso impresario.

patrizio gabetti

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