L’aggressione avvenuta nella Casa Circondariale di Aosta non è solo l’ennesimo episodio di violenza tra le mura di un istituto penitenziario: è la prova lampante di come l’amministrazione continui a non garantire nemmeno l’essenziale a chi indossa la divisa. Il 25 novembre 2025, un giovane agente della scorta di Torino è stato colpito brutalmente da un detenuto di origine straniera all’Ufficio Matricola. «L’agente era ferito e sanguinante», viene riferito, eppure quanto accaduto subito dopo è ancora più grave.
Invece di chiamare l’ambulanza, come prevedono protocolli basilari in presenza di un possibile trauma cranico, qualcuno ha deciso di arrangiarsi. L’agente è stato accompagnato al Pronto Soccorso su un’auto privata, «una scelta rischiosa e totalmente inadeguata», sottolineano fonti sindacali. A portarlo non è stato nemmeno personale in servizio, ma «un dipendente che aveva già terminato il proprio turno», dettaglio che da solo basterebbe a spiegare quanto l’intera gestione dell’emergenza sia stata fuori linea.
L’OSAPP non usa giri di parole e chiede che siano avviati immediatamente accertamenti. «Questo episodio – afferma il Segretario Generale, Leo Beneduci – dimostra una mancanza di attenzione verso il personale che non può più essere giustificata». E aggiunge: «È necessario disporre pertinenti accertamenti su come è stata gestita questa emergenza e sulle responsabilità connesse».
Il punto è semplice: se un’istituzione non riesce nemmeno a garantire un soccorso adeguato a un proprio agente ferito, significa che il sistema non sta funzionando. E non è la prima volta che l’amministrazione penitenziaria finisce sotto accusa per improvvisazione, sottovalutazione dei rischi, incapacità di rispondere alle emergenze con serietà e competenza. «Non si può continuare a trattare le aggressioni come incidenti inevitabili», rilevano ancora dall’OSAPP, «soprattutto quando i protocolli vengono ignorati e la sicurezza del personale viene lasciata al caso».
Questa volta si è rimediato con una corsa improvvisata verso il Pronto Soccorso. Ma a forza di fare affidamento sulla buona volontà dei singoli, prima o poi il sistema presenterà un conto molto più pesante. E quando accadrà, non basteranno i comunicati. Servirà assumersi responsabilità vere, quelle che oggi l’amministrazione sembra continuare a evitare.













