Da anni la FP CGIL della Valle d’Aosta ripete la stessa verità, sempre più difficile da ignorare: il personale sanitario è allo stremo. La nota firmata da Eleine Krieger Garcia lo mette nero su bianco con una chiarezza disarmante. La carenza di operatori non è più un’emergenza, ma una condizione cronica che mina la tenuta stessa del sistema. “Da molto tempo la nostra Organizzazione Sindacale denuncia gli effetti negativi della ormai strutturale carenza di personale sanitario e le ricadute che questa situazione produce sulla garanzia del diritto alla salute dei cittadini”, ricorda la Segretaria.
Il risultato è un servizio che arranca, spesso incapace di dare risposte tempestive e all’altezza delle necessità della popolazione. “Ci troviamo di fronte a un Sistema Sanitario sempre più in difficoltà, indebolito e costantemente affannato nel rispondere alle esigenze di salute della popolazione”, afferma la nota. Una fotografia che non sorprende chi vive ogni giorno dentro corsie, ambulatori e servizi territoriali, e che vede crescere la distanza tra ciò che si chiede ai professionisti e ciò che si concede loro.
Le ragioni di questa crisi non spuntano dal nulla. La CGIL le individua con precisione chirurgica: “Questo scenario è il risultato dei continui e reiterati definanziamenti della sanità pubblica, della progressiva privatizzazione dei servizi e della mancanza di lungimiranza e volontà politica nel voler affrontare la situazione in modo concreto e realistico”. È un j’accuse che colpisce nel segno, perché non riguarda solo la Valle d’Aosta, ma il quadro nazionale: anni di rinvii, interventi tampone e narrative rassicuranti che non hanno fermato l’emorragia di personale.
Sul capitolo più delicato – quello della valorizzazione degli operatori – la Segretaria ribadisce un concetto che dovrebbe essere ovvio, ma che troppo spesso viene aggirato: “La valorizzazione del personale sanitario richiede investimenti economici adeguati, che garantiscano salari giusti e permettano a lavoratrici e lavoratori di esercitare la propria professionalità e competenza con dignità”. In altre parole: non basta elogiare l’impegno di infermieri, OSS, tecnici e medici; servono risorse reali, non promesse.
Il paradosso più amaro riguarda le retribuzioni. “Professionisti già sovraccarichi, e tra i meno pagati d’Europa, sono costretti a lavorare ulteriormente come liberi professionisti per raggiungere un reddito adeguato”. Un quadro che evidenzia una distorsione grave: chi dovrebbe garantire cure, sicurezza e continuità assistenziale è spinto a cercare altrove ciò che il sistema pubblico non riconosce.
Da qui la richiesta di una revisione complessiva: non solo stipendi più coerenti con le responsabilità, ma anche percorsi formativi sostenuti, ambienti di lavoro sicuri, prevenzione delle aggressioni e un’organizzazione che permetta davvero di conciliare lavoro e vita privata. “Per rendere le professioni sanitarie più attrattive è necessario ripensare l’intero sistema”, osserva la Segretaria, ricordando che senza attrattività non ci sarà ricambio generazionale all’altezza.
Il discorso si allarga poi al cuore stesso del diritto alla salute: “È fondamentale tutelare la salute della popolazione, garantire un’assistenza territoriale capillare, la sicurezza delle cure, l’integrazione tra ospedale e territorio e la prevenzione, attraverso la valorizzazione delle professioni sanitarie”. Parole che suonano come un programma politico, ma che in realtà indicano solo ciò che dovrebbe essere normale amministrazione in un sistema moderno.
Il punto finale della nota è forse il più politico di tutti: “Nulla di tutto questo è possibile senza risorse economiche adeguate e senza scelte politiche intelligenti, concrete e realmente orientate al bene comune”. Una frase che chiude il cerchio e rovescia il tavolo: non ci sono scorciatoie, non ci sono slogan in grado di sostituire gli investimenti e la visione.
Ed è qui che lo “specchietto per le allodole” del titolo torna utile: perché, mentre si parla di riforme, valorizzazioni, piani strategici e nuove narrazioni della sanità pubblica, la realtà che emerge dalle parole della FP CGIL è semplice, quasi brutale. Senza personale, senza risorse e senza coraggio politico, la sanità smette di essere un diritto e diventa una promessa irrealizzabile.













