È difficile immaginare un’aula più eloquente di un cantiere che sta cancellando, pezzo dopo pezzo, uno dei simboli più discussi della città. Ed è proprio lì, tra macchinari speciali, barriere di protezione e un’intera struttura in fase di smontaggio controllato, che ieri si sono ritrovati circa 200 professionisti provenienti da tutta la Valle d’Aosta: ingegneri, architetti, geometri, geologi, periti industriali e – con qualche dubbio sulla presenza – anche agronomi.
L’occasione era un seminario dedicato alla sicurezza sul lavoro nei cantieri mobili, organizzato nel cuore della demolizione dei grattacieli, l’intervento che da mesi sta riscrivendo il profilo della zona Est della città. A fare gli onori di casa, insieme all’impresa Armofer e al progettista-direttore dei lavori, c’era il Comune di Aosta, che ha voluto trasformare uno dei cantieri più complessi mai aperti in Valle d’Aosta in un luogo di formazione pubblica.
Al mattino è stato il sindaco di Aosta ad accogliere i professionisti; nel pomeriggio è toccato invece all’assessore comunale ai Lavori pubblici, Corrado Cometto. Entrambi hanno messo l’accento su un punto: la sicurezza non è una procedura, è una cultura.
Cometto ha ricordato che «la collaborazione tra amministrazione comunale e operatori economici è fondamentale per consolidare una cultura della sicurezza in tutti i cantieri, con particolare attenzione a quelli mobili, dove il rischio cambia di giorno in giorno». Un messaggio che, in un luogo dove ogni errore può avere conseguenze enormi, suona più attuale che mai.
La demolizione dei grattacieli non è un semplice abbattimento. È un intervento ad altissima complessità tecnica perché:
si opera su strutture alte, datate e densamente integrate nel tessuto urbano,
si deve garantire la massima sicurezza a operai, tecnici e residenti,
si lavora con macchine speciali per demolizioni selettive, evitando implosioni o abbattimenti violenti,
si procede per fasi controllate per non compromettere la stabilità degli edifici adiacenti,
si devono gestire in modo rigoroso polveri, rumori e vibrazioni,
si effettua un recupero differenziato dei materiali, come richiesto dalle normative ambientali attuali.
Il cantiere è diventato così una sorta di “laboratorio a cielo aperto”, dove i partecipanti hanno potuto osservare da vicino:
sistemi di ancoraggio e protezione anticaduta,
percorsi segregati per mezzi e persone,
monitoraggi continui sulla struttura residua,
protocolli di comunicazione interna in caso di emergenza,
procedure di smontaggio controllato dei piani.
Molti professionisti hanno sottolineato che un intervento di questo tipo in Valle d’Aosta non ha precedenti recenti: l’altezza, la posizione urbana, la vetustà della struttura e la presenza di edifici circostanti rendono il cantiere un caso-studio prezioso.

Al di là degli aspetti tecnici, la demolizione dei grattacieli è anche un momento simbolico. Per decenni gli edifici hanno rappresentato un pezzo di città sospeso tra degrado, memoria e mancate trasformazioni. La loro rimozione apre non solo un vuoto fisico, ma una pagina urbana nuova, ancora tutta da scrivere.
In questo quadro, il fatto di ospitare un seminario così partecipato all’interno del cantiere assume un peso particolare: significa riconoscere che la sicurezza non è un obbligo burocratico, ma un pilastro della qualità urbana futura, una competenza condivisa che coinvolge chi progetta, chi costruisce e chi governa la città.
La giornata si chiude con un’idea semplice ma forte: la sicurezza non si insegna solo con slide e codici tecnici, ma camminando dentro i luoghi dove ogni procedura trova senso. E demolire un grattacielo, con tutto ciò che comporta, è una delle lezioni più concrete che si possano offrire.
Un altro tassello, Piero, nel percorso che trasforma un cantiere complesso in un’occasione di crescita collettiva. E in questo caso, anche in un passaggio storico per Aosta.













