La UilCom Piemonte e Valle d’Aosta lancia l’allarme: 150 posti in bilico nelle sedi di Aosta e Ivrea dopo l’annunciata cessione di Telecontact, società del gruppo Tim, alla neonata Dna. Il sindacato parla di un piano industriale “solo di facciata” e denuncia “l’ennesima operazione di svendita sulla pelle dei lavoratori”.
La notizia è di quelle che fanno tremare: per la UilCom Piemonte e Valle d’Aosta sono centocinquanta i lavoratori a rischio tra Aosta e Ivrea, su un totale di 1.500 coinvolti in tutta Italia, dopo l’annuncio del progetto di cessione di Telecontact, società del gruppo Tim, a una newco denominata Dna.
Il sindacato non usa mezzi termini e parla di “ferma contrarietà” all’operazione, giudicata una nuova esternalizzazione mascherata da piano di rilancio. Dietro i proclami di innovazione e modernità, sostiene la UilCom, si celerebbe “l’ennesimo passaggio di consegne che sposta solo il problema, scaricandone le conseguenze sui dipendenti”.
Le lavoratrici e i lavoratori di Telecontact rischiano di perdere garanzie, tutele e dignità professionale. “Ancora una volta – denuncia la segretaria generale Maria Luisa Lanzaro – la gestione delle crisi e delle ristrutturazioni viene scaricata interamente sui lavoratori. Con queste operazioni continuano a perdere tutele, certezze e dignità professionale. Ci opporremo con ogni mezzo a questa ennesima operazione di smembramento.”
La UilCom ha già proclamato lo stato di agitazione e chiede un intervento urgente delle istituzioni, perché – avverte il sindacato – “non si può continuare a giocare con la vita delle persone in nome di logiche finanziarie che non creano sviluppo ma precarietà”.
Il caso Telecontact arriva in un momento delicato per il settore delle telecomunicazioni, già provato da anni di ristrutturazioni, fusioni e tagli. E la sensazione, nel sindacato come tra i lavoratori, è che questa sia solo l’ennesima tappa di un declino industriale che rischia di travolgere anche i territori più periferici come la Valle d’Aosta.
“Servono – conclude Lanzaro – risposte concrete e una vera prospettiva industriale, non operazioni di maquillage aziendale. La nostra regione non può permettersi di perdere altri posti di lavoro qualificati. Ora basta.”













