/ CRONACA

CRONACA | 29 ottobre 2025, 16:59

Corte dei conti, danno erariale da oltre due milioni per la nomina del primario di chirurgia vascolare al Parini

Sotto accusa 23 dirigenti della sanità valdostana per una nomina del 2008 basata su un attestato che, secondo la procura contabile, non sarebbe mai stato conseguito. Una vicenda che riporta alla luce vecchie ombre sulla gestione del sistema sanitario regionale

Corte dei conti, danno erariale da oltre due milioni per la nomina del primario di chirurgia vascolare al Parini

Oltre due milioni di euro di presunto danno erariale, 23 dirigenti chiamati in causa, una nomina vecchia di diciassette anni e un titolo di formazione manageriale che, secondo gli inquirenti, non sarebbe mai esistito. È questa, in sintesi, la nuova inchiesta della Procura regionale della Corte dei conti che scuote la sanità valdostana.

Il caso riguarda la nomina del primario di chirurgia vascolare dell’ospedale “Parini” di Aosta, conferita nel 2008 al dottor Flavio Peinetti, allora professionista di riferimento per il reparto. All’epoca, per ottenere l’incarico, la legge prevedeva il possesso dell’attestato di formazione manageriale, requisito introdotto per garantire competenze gestionali ai vertici medici. Peinetti dichiarò di esserne in possesso; ma, a distanza di anni, secondo la Procura contabile quell’attestato non sarebbe mai stato conseguito né rilasciato da alcuna struttura accreditata.

L’inchiesta, secondo quanto sostenuto da Primalinea.it, nasce da una denuncia depositata nel novembre 2024 e approfondita dai Carabinieri del Nucleo Investigativo su delega della magistratura contabile. Dalle verifiche sarebbe emerso che l’attestato indicato nel curriculum non risultava registrato negli archivi ufficiali dei corsi di formazione manageriale per dirigenti sanitari.
Un dettaglio apparentemente tecnico, ma che avrebbe avuto ricadute economiche rilevanti: la falsa dichiarazione – se confermata – avrebbe consentito al medico non solo di ottenere l’incarico di primario, ma anche di mantenere ruoli direttivi e relativi emolumenti per anni, determinando un danno economico che la Procura quantifica in oltre due milioni di euro.

I 23 dirigenti regionali oggi sotto accusa – tra componenti delle commissioni di valutazione, direttori generali, amministrativi e sanitari – avrebbero, secondo la tesi della Procura, omesso i dovuti controlli, consentendo la nomina e il successivo consolidarsi del rapporto di lavoro. Nei giorni scorsi hanno ricevuto l’invito a dedurre, atto che apre la fase difensiva e concede 45 giorni per depositare memorie e documenti.

La vicenda – che arriva in un momento già teso per la sanità valdostana, tra carenze di personale, liste d’attesa e nuove riorganizzazioni – rischia di trasformarsi in un banco di prova per la credibilità dell’intero sistema.
Non è solo una questione di soldi, ma di fiducia nelle procedure, nei controlli e nella gestione della cosa pubblica.

C’è poi un elemento simbolico che non sfugge agli addetti ai lavori: il fatto che una nomina del 2008 torni oggi a galla, dopo quasi due decenni, dimostra quanto lunga e lenta possa essere la giustizia contabile, ma anche quanto profonde siano le radici di certi meccanismi amministrativi.
Una sanità piccola come quella valdostana, dove tutti si conoscono, non è mai stata immune da logiche di appartenenza e da “automatismi” che nel tempo hanno sostituito la verifica puntuale con la fiducia reciproca.

Ora sarà la Corte dei conti a stabilire se si è trattato di errore, leggerezza o dolo. Di certo, questa nuova inchiesta riporta l’attenzione su una domanda scomoda: chi controlla i controllori? E quanto costa, in termini di credibilità, una firma apposta con troppa leggerezza?

La tempistica dell’indagine non passa inosservata. Proprio mentre il nuovo governo Testolin prepara la fase di assestamento e promette una “sanità più trasparente e più vicina ai cittadini”, l’inchiesta della Corte dei conti riapre un vecchio vaso di Pandora che rischia di proiettare ombre sul passato ma anche sul presente.

In Consiglio regionale, la notizia è già terreno di scontro: le opposizioni annunciano interrogazioni, mentre nei corridoi della maggioranza prevale un prudente silenzio. Il messaggio politico, però, è chiaro: l’autonomia amministrativa non è impunità, e ogni errore si paga – prima o poi – davanti ai giudici contabili.

Se davvero l’obiettivo del nuovo esecutivo è “ricostruire la fiducia” nel sistema pubblico, allora questa vicenda potrà diventare un banco di prova concreto.
Non basteranno i proclami: serviranno atti di trasparenza, verifiche puntuali e una nuova etica della responsabilità.

Perché, al di là dei milioni contestati, ciò che la Valle d’Aosta rischia davvero di perdere – ancora una volta – è la fiducia dei suoi cittadini.

je.fe.

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore