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ECONOMIA | 22 ottobre 2025, 12:00

Quando un bonifico diventa un rischio fiscale

Anche i trasferimenti di denaro tra parenti o amici, se non ben motivati, possono essere interpretati dal Fisco come redditi non dichiarati. Bastano però poche accortezze per evitare contestazioni

Quando un bonifico diventa un rischio fiscale

Anche un gesto di pura gentilezza, come un bonifico a un figlio, un nipote o un amico in difficoltà, può trasformarsi in un grattacapo fiscale. Non perché sia vietato — tutt’altro — ma perché l’Agenzia delle Entrate, in mancanza di spiegazioni chiare, può considerare quel versamento come un reddito non dichiarato, aprendo la strada a controlli o accertamenti.

La giurisprudenza, in realtà, riconosce che i trasferimenti di denaro tra familiari possano avere una natura affettiva o solidaristica: un aiuto, un sostegno, un regalo. Tuttavia, senza elementi che ne provino la motivazione, anche le somme più innocue possono apparire sospette. Da qui la regola d’oro: spiegare sempre la causale del bonifico.

Scrivere “prestito infruttifero tra familiari” o “aiuto economico per spese universitarie” è molto più utile di un generico “bonifico” o “regalo”. L’importante è che la causale sia aderente alla realtà e coerente con la situazione. Nel dubbio, è bene anche conservare ogni documento che dimostri l’origine o la destinazione della somma: ricevute, messaggi, accordi scritti, anche semplici e informali.

Quando gli importi sono consistenti, gli esperti consigliano di redigere una scrittura privata che attesti il motivo del trasferimento, firmata da entrambe le parti. Se si tratta invece di una donazione in contanti superiore a 5.000 euro, è prudente procedere alla registrazione formale dell’atto presso l’Agenzia delle Entrate, evitando così che in futuro possa essere contestata come operazione non trasparente.

La chiave resta una sola: trasparenza. Tutto ciò che può essere dimostrato, tracciato e motivato difficilmente sarà oggetto di rilievi. Un versamento spiegato con chiarezza non crea problemi, nemmeno in caso di verifica fiscale. In fondo, il Fisco non vieta la solidarietà, ma chiede che ogni movimento di denaro sia comprensibile e verificabile.

E così, anche un piccolo aiuto familiare potrà restare esattamente ciò che è: un gesto d’affetto, e non una fonte di reddito da tassare.

gi.sa.

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