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CRONACA | 21 ottobre 2025, 10:14

Venticinque anni dopo l’alluvione del 2000, Nus ritrova la sua memoria

Nel venticinquesimo anniversario della tragedia del 15 ottobre 2000, la comunità di Nus ha reso omaggio alle vittime e alla forza della rinascita. Un nuovo monumento ligneo, inaugurato davanti al Municipio, diventa segno tangibile di memoria e speranza

Il monumento ligneo

Il monumento ligneo

Mercoledì scorso, Nus si è fermata per ricordare. Venticinque anni dopo l’alluvione del 15 ottobre 2000, la comunità ha ripercorso con commozione quella giornata che segnò in modo indelebile la storia del paese e della Valle d’Aosta intera.

La commemorazione ha avuto inizio a Messigné, con un momento di raccoglimento in memoria di Maria Olinda Chapellu, la vittima di quella tragica notte di acqua e fango. Poi, davanti al Municipio di Nus, è stato inaugurato un nuovo monumento ligneo alla memoria, realizzato con il contributo della CGIL Fillea, simbolo di solidarietà e di rinascita attraverso il lavoro e l’arte del legno.

L’opera, semplice e intensa, si offre come un ponte tra passato e futuro: il legno, materiale vivo e fragile, racchiude la storia di una ferita che ha saputo trasformarsi in forza collettiva.
La memoria non è nostalgia, è consapevolezza. Ricordare significa prendersi cura del territorio e delle persone che lo abitano”, ha detto uno dei relatori, sintetizzando lo spirito dell’iniziativa.

La cerimonia è proseguita nella sala consiliare con due tavole rotonde molto partecipate, dove i testimoni di allora hanno condiviso ricordi e riflessioni.
Attilio Lombard ha rievocato l’odissea di Les Fabriques, quando le acque travolsero case e officine, lasciando dietro di sé distruzione e paura.
Ezio Gerbore ha raccontato il silenzio dopo la tempesta, la solidarietà immediata, la fatica di ricominciare.
E l’allora sindaco Marco Grange ha riportato la voce di chi dovette decidere in ore drammatiche: “In quei momenti abbiamo capito che la forza di un paese non è nei suoi muri, ma nelle persone che non si arrendono. Nessuno si è tirato indietro.

Dalla platea, molti hanno ascoltato in silenzio, qualcuno con gli occhi lucidi. Le testimonianze hanno ridato corpo al ricordo, trasformando la memoria in una lezione di coraggio e umanità.

A venticinque anni di distanza, Nus non dimentica.
Il monumento eretto davanti al Municipio non è soltanto un simbolo: è un impegno. Un monito a non abbassare la guardia, a rispettare la montagna e la sua fragilità, a ricordare che la sicurezza di un territorio nasce dalla cura quotidiana.

Abbiamo imparato che la prevenzione è una forma di amore per la nostra terra”, ha osservato un cittadino, ricordando come la tragedia del 2000 abbia insegnato a tutti la necessità di vigilare, pianificare, proteggere.

Quella notte, Nus visse la paura più profonda. Ma il giorno dopo cominciò a risorgere, pietra dopo pietra, gesto dopo gesto. Oggi, nel profumo del legno appena scolpito, si rinnova la promessa di non dimenticare mai — e di continuare a costruire, insieme, un futuro più sicuro e più consapevole.

Ci sono ferite che il tempo non chiude, ma trasforma.
L’alluvione del 2000 non fu solo un disastro naturale: fu una prova collettiva. Ci ricordò che vivere in montagna significa convivere con la potenza della natura, ma anche con la responsabilità di rispettarla.
Oggi, nel silenzio composto di una commemorazione, riaffiora una consapevolezza semplice e profonda: la nostra sicurezza non dipende soltanto da argini e piani di protezione, ma dal legame vivo tra cittadini, istituzioni e territorio.

A Nus, quella notte di pioggia è diventata lezione. E quel legno scolpito davanti al Municipio è più di un monumento: è un albero di memoria, le cui radici affondano nella solidarietà e la cui chioma continua a ricordarci che la vita, qui, è sempre una conquista condivisa.

pi.mi./sg

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