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Chez Nous | 18 ottobre 2025, 08:00

Gouvernement absent

Governo assente

Gouvernement absent

L’inflazione, dicono i numeri, è ferma all’1,6%. Ma per chi fa la spesa ogni giorno, quel numero suona come una beffa. Il carrello alimentare, infatti, cresce del 3,1%, e le famiglie si ritrovano a fare i conti con 528 euro in più l’anno, 198 solo per il cibo. È la fotografia di un Paese dove gli indicatori economici si allineano al ribasso della fiducia, e dove la tenuta sociale è affidata più alla resilienza dei cittadini che alle politiche pubbliche.

A ricordarcelo sono i dati dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, che tracciano un quadro quasi imbarazzante: un terzo delle famiglie taglia sulla spesa alimentare, il consumo di carne e pesce cala del 16,9%, e più della metà degli italiani compra prodotti in offerta o prossimi alla scadenza. Non per scelta, ma per necessità. È la normalità del risparmio forzato, la quotidianità di chi deve pesare ogni euro alla cassa del supermercato.

Intanto, stipendi fermi e lavoro precario amplificano il disagio. Le statistiche non raccontano la fatica reale: quella di chi rinuncia a un pasto più proteico per pagare la bolletta, o di chi si sposta verso discount e generi di minor qualità per arrivare a fine mese.
Eppure, dal Governo, silenzio. Nessun piano straordinario contro la povertà alimentare, nessuna riforma fiscale che alleggerisca davvero i redditi bassi. Solo annunci, rinvii e slogan, mentre l’erosione del potere d’acquisto diventa la nuova tassa invisibile.

La proposta di rimodulare l’Iva sui beni di largo consumo, di istituire un fondo contro la povertà energetica e alimentare, di finanziare sanità e diritto allo studio non è più materia da convegno: è un’urgenza sociale. Ma a Roma sembra che la priorità sia altrove, tra bonus di bandiera e promesse a scadenza.

C’è un dato, però, che pesa più di tutti: il 51% dei cittadini cerca offerte per sopravvivere. Non per risparmiare. Una statistica che racconta la perdita di dignità del lavoro e il fallimento della politica economica.

L’Italia è un Paese che sopravvive da solo, senza rete. E la Valle d’Aosta, con la sua economia fragile e il costo della vita crescente, non fa eccezione.
Serve un segnale, non una carezza. Serve un Governo che non resti spettatore dell’inflazione, ma che intervenga dove la forbice sociale si allarga ogni giorno di più.

Perché quando il prezzo della pasta diventa una questione politica, significa che la politica ha già perso la sua funzione.

Governo assente

L’inflation ronge les ménages, l’État détourne le regard

Les chiffres officiels affichent une inflation à 1,6 %. Mais pour ceux qui font leurs courses chaque jour, cette statistique ressemble à une mauvaise plaisanterie. Le panier alimentaire, lui, augmente de 3,1 %, et les familles italiennes doivent faire face à 528 euros de dépenses supplémentaires par an, dont 198 uniquement pour la nourriture.
Un pays qui s’appauvrit en silence, pendant que le gouvernement célèbre une stabilité de façade.

Selon l’Observatoire national de Federconsumatori, un tiers des familles réduit désormais les achats alimentaires. La consommation de viande et de poisson chute de près de 17 %, et plus de la moitié des Italiens choisissent les produits en promotion ou proches de la date de péremption. Non par goût, mais par nécessité. C’est la banalité de la survie quotidienne, l’économie de la contrainte.

Dans le même temps, les salaires stagnent, la précarité augmente, et le pouvoir d’achat s’effrite.
Pourtant, du Palais Chigi, pas un mot, pas un geste. Aucune politique contre la pauvreté alimentaire, aucune réforme fiscale pour redonner de l’oxygène aux revenus modestes.
Seulement des annonces, des slogans, des promesses à crédit.

Il serait temps de réduire la TVA sur les biens de première nécessité, de créer un fonds de lutte contre la pauvreté énergétique et alimentaire, et de renforcer les services publics — santé, éducation, logement. Mais à Rome, les priorités semblent ailleurs.

Un chiffre résume tout : 51 % des citoyens cherchent désormais des promotions pour survivre, non pour économiser.
Ce n’est plus une statistique, c’est un symptôme. Celui d’un pays où le travail ne garantit plus la dignité, et où l’économie réelle se vide de sens.

La Vallée d’Aoste, avec ses salaires modestes et un coût de la vie plus élevé que la moyenne nationale, connaît les mêmes maux. Ici aussi, l’absence de politique sociale devient visible, presque tangible.

L’Italie vit sans protection.
Et pendant que le gouvernement s’auto-congratule, ce sont les citoyens qui paient la facture de son indifférence.

piero.minuzzo@gmail.com

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