Pochi numeri, ma drammatici. Da inizio anno in Valle d’Aosta si contano già quattro casi di cani avvelenati, due dei quali finiti nel modo peggiore. Un bilancio che, se confrontato con le centinaia di casi del Piemonte e con gli oltre 5.000 cani morti avvelenati in tutta Italia nel 2024, sembrerebbe quasi “positivo”. Ma il messaggio che arriva dagli animalisti è chiarissimo: nessun dato statistico può rendere accettabile la morte per veleno di un animale domestico.
“Il fatto che la Valle d’Aosta sia la regione con il minor numero di avvelenamenti non deve rassicurare – avverte l’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente (AIDAA) – perché basta una sola polpetta avvelenata a trasformare una passeggiata in tragedia.”
Il primo episodio del 2025 si è verificato il 6 giugno a Valmotey di Cogne, quando Togo, un meticcio di due anni, ha rischiato di morire dopo aver ingerito un boccone avvelenato: solo l’intervento tempestivo del veterinario lo ha salvato. Ma la cronaca più cupa risale alla primavera: tra marzo e aprile, in alcune aree cani di Aosta, tre animali hanno ingerito bocconi sospetti. Per due di loro non c’è stato nulla da fare.
“Non è un gioco crudele, ma un vero atto criminale – denuncia AIDAA – che colpisce non solo gli animali, ma anche i proprietari e l’intera comunità. I veleni usati possono rappresentare un rischio per i bambini che frequentano i parchi e per la fauna selvatica che vive nelle stesse aree.”
La Valle d’Aosta, con “solo” cinque casi mortali registrati nel 2024, rappresenta il dato migliore a livello nazionale. Ma dietro le statistiche si nascondono storie di dolore, di perdita e di paura. Camminare con il proprio cane al guinzaglio in un giardino pubblico, in una piazza o su un sentiero alpino non dovrebbe mai trasformarsi in una roulette russa.
Gli esperti sottolineano inoltre che i veleni più usati – spesso topicidi e pesticidi – non hanno antidoto sicuro e agiscono in tempi rapidi, provocando convulsioni, emorragie interne e sofferenze atroci. “È un problema di civiltà – ribadisce l’associazione – perché chi dissemina esche avvelenate dimostra una totale assenza di empatia e rispetto per la vita.”
Il consiglio resta sempre lo stesso: vigilare attentamente, non lasciare i cani liberi di raccogliere cibo da terra e segnalare immediatamente alle autorità ogni sospetto. Perché se è vero che la Valle d’Aosta detiene il “record positivo” a livello italiano, nessuna regione dovrebbe competere in questa classifica di morte.











