La Giunta regionale, su proposta dell’assessore Carlo Marzi, ha approvato nell’ultima riunione la determinazione degli stipendi del Direttore generale, del Direttore sanitario e del Direttore amministrativo dell’Azienda Usl della Valle d’Aosta. Una scelta che, come prevedibile, ha sollevato critiche. A contestarla è Valle d’Aosta Futura, che in una nota diffusa il 13 agosto chiede maggiore attenzione a tutto il personale della sanità valdostana.
I numeri parlano chiaro. Il Direttore generale passerà a un trattamento annuo lordo di 154.937 euro, con la possibilità di un’integrazione fino al 20% dell’importo in base ai risultati di gestione e un massimo di 5.164,57 euro per corsi di formazione manageriale. Una cifra che può sfiorare i 190.000 euro complessivi. Per il Direttore sanitario e il Direttore amministrativo lo stipendio base sarà di 126.469 euro, anche in questo caso con una maggiorazione del 20% e un extra fino a 3.615,20 euro per la formazione, per un totale vicino ai 155.000 euro.
L’adeguamento, come precisa la stessa delibera, è «motivato dall’aumento del costo della vita», dai rinnovi contrattuali nazionali e dalla volontà di mantenere competitiva la Valle d’Aosta nel reclutamento del management sanitario. Ma Valle d’Aosta Futura ribatte: «Chiediamo alla Giunta regionale quali aumenti ha previsto per tutte le categorie che operano nelle strutture ospedaliere e sul territorio».
Il movimento mette in evidenza il divario tra i vertici e chi assicura i servizi quotidiani: «Sono loro che, con grande impegno e con turni massacranti, permettono alla sanità valdostana, o di quello che ne rimane, di dare risposte e assistenza ai cittadini».
Il Coordinamento insiste sul fatto che il caro-vita non riguarda solo i manager: «Ricordiamo alla Giunta regionale che il costo della vita è aumentato per tutti i cittadini e per tutti i lavoratori dipendenti o liberi professionisti che siano e ci chiediamo quali misure siano state previste».
La nota di Valle d’Aosta Futura si chiude con un interrogativo diretto che riassume la protesta: «Dove stanno l’equità e la giustizia?». Una domanda destinata a riaccendere il dibattito sul futuro della sanità regionale.













