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FEDE E RELIGIONI | 05 luglio 2025, 08:00

Il Papa in dialogo coi bambini: "Costruire ponti già da piccoli, mai promuovere l'odio"

Le domande e risposte tra Leone XIV e i piccoli del Centro Estivo vaticano, incontrati ieri in Aula Paolo VI. Insieme a loro anche il gruppo di circa 300 studenti provenienti dall'Ucraina, ospitati in Italia dalla Caritas per l'estate

Il Papa in dialogo coi bambini: "Costruire ponti già da piccoli, mai promuovere l'odio"

"Anche da piccoli possiamo imparare ad essere costruttori di ponti e cercare opportunità per aiutare l’altro". Non è solo una frase bella da ascoltare, ma un messaggio profondo che Papa Leone XIV ha consegnato con semplicità a oltre seicento bambini ieri, 3 luglio, nell’Aula Paolo VI del Vaticano. In un incontro tanto gioioso quanto significativo, il Pontefice ha dialogato con i piccoli del Centro Estivo vaticano e con altrettanti bambini ucraini accolti dalla Caritas Italiana. Due mondi che si sono incontrati: quello del gioco e della spensieratezza, e quello segnato dalla guerra e dal dolore.

L’occasione è stata la sesta edizione di Estate Ragazzi in Vaticano, un progetto educativo e ricreativo coordinato da don Franco Fontana, salesiano e cappellano della Gendarmeria Vaticana. Un’esperienza nata sul modello degli oratori di San Giovanni Bosco, che quest’anno ha scelto come motto: “Tutt’Altro, quando l’Altro è tutto”. Un invito potente, in un tempo in cui comunicare, relazionarsi, perfino giocare insieme, può diventare difficile a causa delle troppe barriere, dei pregiudizi e delle solitudini.

Il Papa ha risposto a tre domande semplici, dirette, vere. La prima gliel’ha posta Giulia, che ha chiesto: “Andavi a Messa da bambino?”. La risposta è arrivata con un sorriso e un tuffo nei ricordi: «Sempre, tutte le domeniche, con mamma e papà». E poi il racconto: la vita da chierichetto nella parrocchia di Chicago, le Messe all’alba prima della scuola, l’emozione di servire sull’altare. «La Messa era in latino — ha ricordato — ma non era questo l’importante. La cosa più bella era sapere che Gesù era lì, il nostro migliore amico».

Un richiamo chiaro a una dimensione di fede vissuta come relazione, non come rito. E in fondo, è anche questo che Leone XIV suggerisce ai bambini di oggi: che la spiritualità non si insegna come una lezione, ma si trasmette con gesti, parole, piccoli momenti quotidiani condivisi.

Edoardo, il secondo a intervenire, ha toccato un tema centrale: come accogliere chi è diverso? Qui il Papa ha cambiato lingua, rivolgendosi in inglese ai piccoli ucraini per dare il benvenuto a loro, giunti da un Paese martoriato dalla guerra. Ha parlato della bellezza dell’incontro tra lingue, culture, esperienze diverse: «Non dobbiamo concentrarci sulle differenze, ma sulla possibilità di vivere l’amicizia». Anche se ci vuole impegno, ha ammesso Leone XIV, perché a volte si è portati a dire: “Lui non è come me... lei parla un’altra lingua...”. Ma è proprio lì la sfida: riconoscere nell’altro un fratello, una sorella, qualcuno da rispettare.

Un messaggio potente, che travalica l’infanzia e tocca le coscienze degli adulti. In un’epoca in cui i muri – fisici e simbolici – sembrano moltiplicarsi, la voce di un Papa che invita a “costruire ponti” fa eco ben oltre le mura vaticane.

Infine Damiano, con una domanda che pesa anche nei cuori dei più piccoli: cosa possiamo fare per la pace? La risposta del Papa è stata diretta, concreta: “Non entrare in guerra, mai promuovere l’odio”. E ha spiegato come anche piccoli gesti quotidiani — vincere l’invidia, condividere qualcosa, accogliere chi non conosciamo — possano diventare atti di pace.

Ha parlato della tentazione di giudicare per ciò che non si ha, della ferita dell’invidia, e del potere disarmante dei gesti semplici: un sorriso, un pezzo di pane, un gioco condiviso. “Tutti siamo figli e figlie di Dio”, ha detto, ricordando che l’unità nella diversità è la strada per un mondo più giusto e più umano.

L’incontro di Leone XIV con i bambini non è stato un semplice evento estivo, ma un discorso sulla convivenza, sulla pace, sul futuro. Un futuro che inizia oggi, anche nelle piccole azioni quotidiane. In un mondo attraversato da guerre, tensioni, incomprensioni e paure, questo Papa che parla ai bambini — e attraverso di loro agli adulti — ci ricorda che la pace si costruisce nei cuori, nella scuola, in famiglia, nei luoghi di gioco.

E forse, anche da noi in Valle d’Aosta, dove i bambini crescono in un crocevia di lingue e culture, dove il bilinguismo non è solo una regola ma un’occasione, possiamo prendere sul serio queste parole. Perché — come ha detto Leone XIV — anche quando l’altro è “tutt’altro”, resta sempre un’occasione per essere migliori. E in un mondo diviso, scegliere l’amicizia può essere il più rivoluzionario degli atti.

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