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ECONOMIA | 16 maggio 2025, 21:55

Sci e clima, la sfida del futuro in una Valle che ha vinto il presente

Stagione da record per gli impianti valdostani, con oltre 3,6 milioni di sciatori e un fatturato da 127 milioni. Ma il cambiamento climatico impone visione, investimenti e lungimiranza per proteggere un’eccellenza che rischia di sciogliersi

Sci e clima, la sfida del futuro in una Valle che ha vinto il presente

È facile entusiasmarsi quando i numeri sorridono. E quelli dell’inverno 2024-2025, in Valle d’Aosta, fanno addirittura festa: 3,6 milioni di sciatori (+14% sull’anno scorso), 127 milioni di fatturato (+7%), 362 piste in attività, 240.000 persone trasportabili ogni ora. Tutto in una regione di appena 126.000 abitanti. Roba da far girare la testa anche al più prudente dei ragionieri.

Ma la prudenza non è solo un fatto contabile, è una virtù politica. E qui entra in scena l’assessore Luigi Bertschy, che non si fa incantare dal canto delle sirene e avverte:

"La sostenibilità degli investimenti è un tema centrale, a tutti i livelli. Negli impianti a fune i costi sono amplificati perché non ci sono molti produttori e manca la concorrenza. Poi c'è la questione della sicurezza che non si può non considerare. Bisogna trovare un giusto equilibrio".

Il suo ragionamento è semplice quanto inoppugnabile: è giusto investire in sanità, scuola, infrastrutture. Ma guai a ignorare il ruolo trainante del settore funiviario per l’economia valdostana. Perché qui non si parla solo di sciatori, ma di comunità intere che vivono grazie al turismo bianco.

Basta snocciolare qualche cifra: Breuil-Cervinia ha chiuso con 46,4 milioni di euro di incasso e quasi un milione di primi ingressi. Monterosa Ski sfiora i 21,1 milioni, Courmayeur è a 18,3, Pila a 16,7, La Thuile a 13,6. Non solo: segnali significativi arrivano anche da stazioni più piccole, con investimenti pianificati su Champorcher, Weissmatten, Estoul, Antagnod e Torgnon. Nessuno resta indietro, promette Bertschy:

"Non abbiamo guardato ai singoli territori ma all’intero settore".

E il pubblico valdostano ha risposto presente. I dati lo confermano: +57% di primi ingressi tra i residenti della regione, in particolare tra i giovani. Un’inversione di tendenza preziosa: si torna a sciare sotto casa, non solo a ospitare chi arriva da fuori.

Ma chi arriva da fuori, lo fa in massa. L’assessore Giulio Grosjacques lo dice chiaramente:

"Un boom di presenze tra dicembre e marzo, +22% di arrivi e +14% di presenze rispetto a dieci anni fa. La Valle d'Aosta è una regione attrattiva e in crescita. I turisti stranieri, soprattutto britannici, sono tornati ai livelli prepandemici e rappresentano il 53% del movimento. Gli italiani provengono in gran parte dalle regioni di prossimità".

E qui si apre un altro fronte. Perché se la neve, in questa stagione, è arrivata puntuale, non sempre sarà così. Le medie climatiche cambiano, i ghiacciai si ritirano, la primavera bussa prima. Il pericolo non è oggi, è dopodomani. E per chi fa politica – la buona politica – la differenza si fa oggi per salvare il domani.

La Valle d’Aosta ha dimostrato di saper eccellere, di saper accogliere, di saper far fruttare ogni euro investito negli impianti. Ma ora, come un bravo sciatore in vetta alla pista, deve scegliere la traiettoria. Non basta restare competitivi: bisogna essere sostenibili, differenziare l’offerta, integrare la montagna d’inverno con una montagna che vive tutto l’anno.

Perché non ci sarà mai un cannone da neve che possa contrastare il riscaldamento globale. E non ci sarà mai un piano B, se non si comincia a scriverlo subito.

E allora, mentre celebriamo una stagione da incorniciare, pensiamo alla prossima come se fosse la più difficile. È il segreto delle montagne: sanno vivere il presente con gioia, ma non dimenticano mai quanto sia duro l’inverno che verrà.

pa.sa.

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