“Pregherò per te…” iniziava così una famosa canzone di Adriano Celentano. Ieri, per puro caso, mi sono ritrovato ad ascoltarla di nuovo e mi sono fermato a pensare al concetto di religione.
Oggi, sui giornali e soprattutto sui social, si parla sempre più spesso di religioni. Anzi, direi che si è ormai trasformato in un vero e proprio scontro ideologico. Leggo titoli cubitali che parlano di “pericolo di islamizzazione”.
Ora, precisiamo: non sono un teologo né uno studioso di religione o religioni che dir si voglia. Semplicemente cerco di documentarmi, mantenendo il più possibile un certo distacco. Qualcuno mi definirebbe ateo, o non credente.
Da parte mia, sono arrivato alla consapevolezza che non sono le religioni in sé, come ideologie, a farmi paura, ma gli uomini che le professano.
Le religioni sono molte: Cristianesimo, Islam, Induismo, Buddhismo, Sikhismo, Ebraismo, Bahaismo, Confucianesimo… ognuna con un proprio Dio o figura divina:
– nell’Ebraismo c’è Dio;
– nel Cristianesimo Dio Padre, Gesù e lo Spirito Santo;
– nell’Islam Allah;
– nell’Induismo Brahman e molte altre divinità;
– nel Buddhismo la Natura di Buddha e altre figure spirituali;
– nello Shintoismo i Kami, spiriti divini;
– nello Zoroastrismo Ahura Mazda.
Insomma, difficile parlare di un unico Dio. E comunque, nessuna divinità si è manifestata negli ultimi 200 anni per confermare ciò che gli uomini hanno scritto e tramandato.
Uomini, appunto. Che spesso hanno piegato l’ideale divino a mere speculazioni o manipolazioni. Se la frase “Tutti gli uomini sono uguali” è, per noi cristiani, il Verbo di Dio, allora come mai proprio gli uomini ne hanno fatto infinite distinzioni a loro uso e consumo?
Non erano tutti uguali, in realtà: gli uomini bianchi erano “più uguali” degli altri. E quindi avevano più diritti dei neri o dei gialli. Ma non bastava: anche tra i bianchi, certi bianchi con capelli biondi e occhi azzurri erano, secondo alcuni “teologi”, gli eletti. E quindi superiori a chi aveva la pelle olivastra o gli occhi neri.
Oggi, per molte persone, la diversità religiosa è diventata un’arma politica. Leggo cose orripilanti, usate per giustificare teorie aberranti. “Islamizzazione” è una delle parole più abusate, spesso affiancata a “terrorismo” o “violenza”, spingendo chi legge ad associare Islam a terrorismo o assassinio.
Alla faccia della pace.
Alla faccia di una semplice preghiera.
La politica si erge a difesa delle proprie radici culturali e religiose, quasi a dire: “Solo io ho il diritto di pregare per la pace. E puoi farlo solo nelle chiese che decido io. Se preghi altrove, non va bene.”
Mi ricordo – e ne ho l’età – che da bambino, con i pantaloni corti, giocando con altri ragazzini, mi fu detto:
“Stai attento, quello lì è un terrone.”
Come se il mio amico calabrese valesse meno di me.
Poco importava se andavamo a scuola insieme, se facevamo catechismo insieme, se servivamo messa insieme. Gli adulti, i “sapienti”, avevano deciso che lui era diverso. Inferiore.
Col tempo, la situazione non è migliorata. Anzi.
Alcuni amici di colore non andavano bene: non venivano mai in chiesa, quindi erano nel peccato. Io non avevo capito bene cosa volesse dire “vivere nel peccato”, ma continuai a frequentarli. Continuai a giocare a pallone con loro.
Oggi non gioco più a pallone. Ma ho capito cos’è davvero il “peccato”.
Peccato è sentirsi superiori agli altri.
Peccato è vantare diritti negandoli agli altri.
Peccato è negare a qualcuno il diritto di vivere nella propria terra.
Peccato è negare cibo a chi ha fame.
Peccato è diventare ricco rubando al povero.
Peccato è mentire.
E questo vale in tutte le religioni, in tutte le fedi.
Ma l’essere umano ha deciso di manipolare queste semplici verità per i propri interessi, alla faccia del Dio dei cristiani, degli ebrei, di Allah, di Confucio, o di qualunque altro Dio.
E sia chiaro – per quegli analfabeti funzionali sempre pronti a giudicare – non c’è mai stato nessun Dio sceso in terra a dire che:
– chi sta a est ha più diritti di chi sta a ovest;
– chi sta a sud è inferiore a chi sta a nord;
– un bambino bianco può vivere, mentre se è nero è giusto che muoia.
Se il vostro Dio ha detto queste cose, allora – mi spiace dirvelo – state pregando il Dio sbagliato.