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ATTUALITÀ ECONOMIA | 30 aprile 2025, 12:00

Secondo gli ultimi dati Eurostat, gli occupati a rischio povertà sono aumentati dal 9,9% al 10,2%

Nel 2024, inoltre, si è allargato nuovamente il divario tra chi si trova in una situazione di indigenza e chi è più benestante

Secondo gli ultimi dati Eurostat, gli occupati a rischio povertà sono aumentati dal 9,9% al 10,2%

Secondo gli ultimi dati Eurostat, gli occupati a rischio povertà sono aumentati dal 9,9% al 10,2%. Nel 2024, inoltre, si è allargato nuovamente il divario tra chi si trova in una situazione di indigenza e chi è più benestante.

In Italia il rischio di povertà continua ad aumentare anche per chi lavora, perfino in presenza di un impiego a tempo pieno e indeterminato. È quanto emerge dagli ultimi dati pubblicati da Eurostat, secondo cui “gli occupati con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale, al netto dei trasferimenti sociali, sono passati dal 9,9% al 10,2% nel complesso, mentre la percentuale è cresciuta dall’8,7% al 9% per quelli impegnati a tempo pieno”.

Secondo i dati, in Italia la povertà lavorativa cresce soprattutto tra gli indipendenti, con il 17,2% che ha redditi inferiori al 60% di quello mediano nazionale (era il 15,8% nel 2023), mentre per i dipendenti la quota sale dall’8,3% all’8,4%.

La percentuale di chi è povero diminuisce, invece, tra i lavoratori con contratto part-time, passando dal 16,9% al 15,7%.

Nel 2024 si è nuovamente ampliato il divario tra chi vive in una situazione di indigenza e chi è più benestante, dopo una riduzione delle distanze registrata nel 2023. “Il primo decile delle persone, sulla base dei redditi, può contare su una quota del reddito nazionale equivalente del 2,5%, in calo rispetto al 2,7% del 2023 (era del 2,5% anche nel 2022)”.

Il rischio di povertà in Italia diminuisce tra i minori ma aumenta tra gli over 65. “Nel complesso le persone in una situazione di indigenza in Italia sono 11 milioni 92mila, 29mila in meno rispetto al 2023 e al livello più basso dopo il 2009. Per i più giovani la percentuale resta più alta rispetto a quella degli anziani, ma se per gli under 18 la quota delle persone a rischio di povertà cala dal 24,7% al 23,2%, per gli over 65 aumenta dal 16,9% al 17,6%”.

Per quanto riguarda la condizione di deprivazione materiale, nonostante il dato sia in diminuzione, essa riguarda purtroppo ancora cinque milioni di persone.

Per deprivazione materiale si intende, in particolare, “l’incapacità di permettersi una serie di beni, servizi o attività sociali specifici, che sono considerati dalla maggior parte delle persone essenziali per una qualità di vita adeguata”: una situazione che coinvolge l’8,5% della popolazione, in calo rispetto al 9,8% del 2023 e al livello più basso dal 2015, anno d’inizio delle serie storiche.

In Italia, quindi, “circa cinque milioni di persone non riescono ad affrontare cinque delle tredici spese contenute in questo indicatore, quali: avere una casa adeguatamente riscaldata, poter fare almeno una settimana di vacanza, far fronte a spese improvvise, poter fare un pasto con proteine almeno ogni due giorni, avere una connessione internet, avere almeno due paia di scarpe e così via. Un dato fortemente legato al reddito, ma anche all’andamento dei prezzi”.

Bruno albertinelli

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