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Chez Nous | 09 dicembre 2024, 08:00

Notre-Dame de Paris Offensée

L'inaugurazione della rinnovata Notre-Dame de Paris, purtroppo, ha confermato una triste realtà: quella di una politica globale che si preoccupa più di apparire che di agire concretamente per il bene comune.

Notre-Dame de Paris Offensée

L'inaugurazione della rinnovata Notre-Dame de Paris, avvenuta sabato, ha suscitato una sensazione di gioia mista a disillusione, a causa di una celebrazione che, a tratti, è parsa più una passerella politica che un vero tributo alla grandezza e alla spiritualità di uno dei simboli più importanti della cristianità.

L'edificio, fortemente danneggiato dall'incendio di qualche anno fa, è stato restituito alla sua magnificenza con una rapidità e un’imponenza che meritano certamente di essere apprezzate. Tuttavia, l’evento di ieri ha assunto toni che poco avevano a che fare con la sacralità del luogo e con il messaggio di speranza che la sua storia rappresenta.

La presenza di numerosi leader mondiali, alcuni dei quali provenienti da paesi dove la pena di morte è ancora in vigore, ha gettato un’ombra di ipocrisia sulla cerimonia. Tra questi, personaggi che si distinguono non per il rispetto dei diritti umani e della dignità della persona, ma per le violazioni sistematiche dei più elementari principi di giustizia e libertà. Un Papa che prega per la pace e l’amore cristiano si trova accanto a governanti che disprezzano le donne, che perpetuano l'oppressione e il controllo sui loro corpi, che usano la religione come strumento per giustificare discriminazioni e violenze.

L’assenza di una riflessione profonda su temi come la libertà e la giustizia sociale è stata sorprendente, come se il ripristino di un simbolo fosse stato ridotto a un semplice atto di politica estera, una scenografia per esibire potere e ricchezza.

Non c’è da stupirsi, poi, che l’inaugurazione di Notre-Dame de Paris abbia perso in parte la sua connotazione spirituale e religiosa, trasformandosi in un’opportunità per tanti papaveri e leader che governano il mondo, ma che non si distinguono certo per la loro capacità di operare per il bene comune. Questi uomini e donne di potere non sembrano essere figure che possano insegnare valori di uguaglianza, giustizia o rispetto.

Invece di rendere omaggio a un simbolo della fede e della resilienza, l’evento è apparso come una conferenza diplomatica mascherata da celebrazione religiosa. In molte delle parole e delle promesse espresse ieri, non c'era traccia di quella verità e di quel rifiuto delle ingiustizie che un luogo come Notre Dame avrebbe meritato.

Questo rinnovamento, pur straordinario, rischia di diventare simbolo di qualcosa di ben diverso da quello che dovrebbe essere: un punto di incontro fra cultura e spiritualità, fra uomini e donne che lottano per un mondo migliore. Invece, assistiamo a un revival di una politica di facciata, dove i veri valori cristiani di amore, giustizia e misericordia sono spesso relegati in un angolo, a fronte di una visibilità diplomatica che sa di ipocrisia. La guerra alle donne, le discriminazioni razziali e le violazioni dei diritti umani che continuano a dilaniare troppe nazioni, sembrano essere temi secondari per questi leader che si incontrano non per riflettere sulla condizione dell’umanità, ma per portare avanti strategie politiche ben lontane dal vero spirito di solidarietà e rispetto che un luogo come Notre Dame rappresenta.

In sintesi, quella che avrebbe dovuto essere una celebrazione della speranza e della rinascita, del rispetto e della fede, è apparsa come un’occasione per sfruttare una situazione di prestigio per fini tutt’altro che nobili. In un mondo che ha bisogno di più giustizia, più diritti, più uguaglianza, l’inaugurazione della rinnovata Notre-Dame de Paris, purtroppo, ha confermato una triste realtà: quella di una politica globale che si preoccupa più di apparire che di agire concretamente per il bene comune.

piero.minuzzo@gmail.com

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