Si sono avvicendati nei saluti iniziali: il sindaco di Pomaretto, Danilo Breuza, il diacono Massimo Long e il Pastore Giuseppe Platone, che ha presentato una recente collana di saggi storici pubblicata dalla casa editrice Claudiana, proprio sulla storia dei valdesi.
Barbèt deriva dal termine piemontese "barba", cioè zio. Così venivano chiamati in passato i predicatori valdesi itineranti, che spesso sfoggiavano, tra l'altro, fluenti barbe.
Nella seconda metà del 1500, mentre si moltiplicavano i conflitti da cattolici e valdesi, questa parola diventò sinonimo di ribelle, eretico, bandito. Lo spettacolo più recente proposto dal Gruppo Teatro Angrogna completa magistralmente la trilogia dedicata alla storia valdese, iniziata con "A la brua!" nel 1990 e proseguita nel 2010 con "Li Valdes". Come sempre, il gruppo GTA analizza la storia sommessa e sommersa, quella taciuta e negata che vede protagonista la gente del popolo. Ed ecco la vicenda realmente accaduta di Susanna, unica figlia di Madlena e Jean.
I valdesi sono liberi di spostarsi, studiare e produrre dopo secoli di persecuzioni e la ragazza vorrebbe emanciparsi lavorando, come tante coetanee. I genitori sono contrari: a molte famiglie di quel tempo non piaceva che le figlie andassero a lavorare nei cotonifici o nelle filande locali....come due amiche chiacchierate di Susanna che dalla Garsinera scendono fino alla fabbrica. Preferivano mandarle a servizio presso stimati nuclei di correligionari abbienti, in città. Susanna diventa una efficiente governante al timone di una casa elegantissima: quella dei signori Turen, valdesi facoltosi, residenti nel capoluogo sabaudo.
Impara l'italiano e scrive lunghe lettere ai genitori trepidanti e orgogliosi. Finché si innamora, pienamente corrisposta, dell'affascinante figlio dei padroni, Alfredo, suo coetaneo, e si ritrova in dolce attesa. Il giovane viene mandato lontano dai genitori, mentre Susanna è licenziata in tronco. Jean e Madlena la riaccolgono e vengono subito conquistati dal nipotino, che si chiamerà Alfredo come il papà. Stavolta, Susanna va a lavorare in fabbrica. Ma, sebbene Jean sia anziano di chiesa, la comunità valdese, istigata proprio dalla famiglia Turen che ha radici in zona, decide di escludere la sfortunata madre nubile dalla Santa Cena, un momento fondamentale della liturgia protestante.
La condanna finirà soltanto con l'arrivo di un nuovo ministro di culto, più aperto. Si tratta di una vicenda realmente accaduta, simile a tantissime altre. Momenti coinvolgenti per comprendere che, sebbene segnata dalle persecuzioni, la realtà valdese non è talvolta esente da intolleranza o indifferenza verso i più indifesi. La sofferenza non ci ha migliorati. Nessuno è perfetto, tranne quel Dio d'Amore a cui tutti dobbiamo rivolgerci. Molti dialoghi sul palco avvengono in dialetto patois o in francese. Bellissimi di costumi.
La recita di conclude con un vibrante intervento di Maura Bertin, che interpreta il ruolo di Madlena, moglie, mamma e nonna nella tempesta.
Barbèt verrà replicato il 26 ottobre alle 21 nella Sala Valdese di San Secondo di Pinerolo e il 16 novembre alle 21 nella Sala Polivalente di Villar Pellice. Per informazioni e prenotazioni, tel. 0121 953026. Il Gruppo Teatro Angrogna è disponibile se qualche comunità volesse ospitare ulteriori repliche.