Ieri Papa Francesco ha lasciato la Nunziatura Apostolica, per trasferirsi in auto nella Spianata di Taci Tolu di Dili a Timor Leste. Lo aspettano lì circa 600.000 persone per la celebrazione della Santa Messa. Ancora una volta un sole cocente fa da protagonista a questa nuova Celebrazione eucaristica presieduta da Papa Francesco. Il verde delle colline è una magnifica scenografia naturale: sotto, un popolo festante e attento alla Santa Messa.
L'omelia del Santo Padre (in spagnolo) è rivolta, prima di tutte, alle Letture della Celebrazione (in lingua portoghese e “votiva della Beata Vergine Maria Regina”): “«Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio». Sono le parole con cui il profeta Isaia si rivolge, nella prima Lettura, agli abitanti di Gerusalemme, in un momento prospero per la città, caratterizzato però, purtroppo, anche da una grande decadenza morale”. Continua sottolineando: “C'è tanta ricchezza, ma il benessere acceca i potenti, li illude di bastare a sé stessi, di non aver bisogno del Signore, e la loro presunzione li porta ad essere egoisti e ingiusti”. E continua: “Il profeta annuncia ai suoi concittadini un orizzonte nuovo, che Dio aprirà davanti a loro: un futuro di speranza e di gioia, dove la sopraffazione e la guerra saranno bandite per sempre. Farà sorgere per loro una grande luce che li libererà dalle tenebre del peccato da cui sono oppressi, e lo farà non con la potenza di forze, armi e ricchezze, ma attraverso il dono di un figlio”.
Il Papa, allora, ci invita ariflettere “su questa immagine: Dio fa splendere la sua luce che salva attraverso il dono di un figlio. In ogni parte del mondo la nascita di un bambino è un momento luminoso, di gioia e di festa, che infonde in tutti desideri buoni, di rinnovamento nel bene, di ritorno alla purezza e alla semplicità”. La vista di un neonato, infatti, “riscalda” il cuore “più duro” e riempie ognuno di “tenerezza”. Tutto ciò non è altro che solo “una scintilla” che ci rivela una luce ancora più grande, perché alla radice di ogni vita c'è l'amore eterno di Dio, ci sono la sua grazia, la sua provvidenza e la potenza della sua Parola che crea”.
E poi, lo sguardo a Timor Est dove “è bello, perché ci sono tanti bambini: siete un Paese giovane in cui in ogni angolo si sente pulsare, esplodere la vita. E questo è un dono grande: la presenza di tanta gioventù e di tanti bambini, infatti, rinnova costantemente la freschezza, l'energia, la gioia e l'entusiasmo del vostro popolo”. La nascita di un bambino - per il Santo Padre - è “un segno, perché fare spazio ai piccoli, accoglierli, prendersi cura di loro, e farci anche noi, tutti, piccoli davanti a Dio e gli uni di fronte agli altri, sono proprio gli atteggiamenti che ci aprono all'azione del Signore”.
L'omelia segue con un riferimento alla Vergine Maria “madre di un Re, Gesù, che ha voluto nascere piccolo per farsi nostro fratello, affidando il suo agire potente al “sì” di una giovane mamma fragile e povera. E Maria questo lo ha capito, al punto che ha scelto di rimanere piccola per tutta la vita, anzi di farsi sempre più piccola, servendo, pregando, scomparendo per lontano posto a Gesù, quando anche questo le è costato molto”.