La Corte delle Assise criminali di Lugano ha inflitto una pena di sette anni e mezzo di carcere, con l'aggiunta di un trattamento ambulatoriale per la cura della pedofilia e il divieto a vita di partecipare ad attività a contatto con minorenni.
Il caso riguarda abusi che si sono verificati tra il 2017 e il 2023, iniziati quando la vittima aveva solo otto anni. L'uomo è stato accusato di ripetuta violenza carnale, incesto, atti sessuali con fanciulli, coercizione sessuale e pornografia.
Il giudice Amos Pagnamenta ha sottolineato che, nonostante la difficoltà di quantificare il numero esatto di episodi, la gravità dei fatti è inconfutabile. La vittima è stata giudicata totalmente credibile e la Corte non ha motivo di dubitare delle sue dichiarazioni. È emerso che l'imputato ha esercitato una forte coercizione, sfruttando la sua posizione di fratello maggiore per costringere la sorellina a subire in silenzio gli abusi.
Pagnamenta ha descritto i reati come odiosi, poiché compromettono gravemente lo sviluppo sano dei bambini. L'aggravante, sottolineata dal giudice, è che la vittima avrebbe dovuto guardare il fratello come un esempio protettivo, e non come un aggressore.
Nonostante la gravità delle accuse, la Corte ha tenuto in considerazione il sincero pentimento dell'imputato, il suo giovane vissuto e la sua disponibilità a collaborare e a farsi curare. Questo ha portato alla concessione di un'attenuante per il suo sincero pentimento.
Nel dibattimento, la pubblica accusa aveva richiesto una pena di 11 anni e mezzo, mentre la difesa aveva proposto cinque anni di detenzione. Alla fine, la condanna riflette una valutazione complessiva dei fattori attenuanti e aggravanti, confermando l'orrore dei crimini commessi e il riconoscimento della volontà di risarcire la vittima.