Questo non è un itinerario ricorrente e non vuole nemmeno esserlo, ma è per ricordare l’allora Presidente del CAI di Pianezza Germano Graglia. L’articolo in sua memoria è uscito su “Aosta Cronaca” il 26 febbraio 2023 (pochi giorni dopo la sua dipartita). Si parte da Caselette situato all'imbocco della Val di Susa, sulla sinistra orografica della Dora Riparia a una distanza di 12 chilometri da Torino (capoluogo di Provincia del Piemonte) e 38 chilometri da Susa e si arriva al Rifugio “La Riposa” (frazione “La Riposa”, Mompantero, Susa in provincia di Torino) da cui per l’appunto si scende in auto a Susa, dove chi volesse cimentarsi, deve venire a farsi prendere 5 giorni dopo la partenza). Da Susa a “La Riposa” sono in auto 18.6 km, con un dislivello di 1695 metri e una pendenza media del 9.1%.
Germano Graglia (†) con Francesco Guglielmino assieme ai reduci della spedizione C.A.I. al “K2” Franco Bergagna (†) del C.A.I. Pianezza, Massimo Maffiodo e Monica Blandino del C.A.I. Bussoleno, hanno felicemente completato il percorso escursionistico - alpinistico della cresta spartiacque tra la Val Susa e la Valle di Viù senza mai scendere per i rifornimenti abituali. Lo spettacolare percorso è iniziato da Caselette ed è terminato in vetta al Rocciamelone, simbolo della Val Susa, percorrendo tutte le cime e i colli che si trovano su questa fantastica cresta. La spedizione è stata supportata logisticamente da alcuni Soci del C.A.I. Pianezza tra i quali si è particolarmente distinto il Sig. Livio Martoglio (allora di 73 anni) che ha accompagnato tutta la comitiva nella prima tappa e si è poi adoperato con entusiasmo per portare del materiale al Colle delle Coupe ed al Colle della Croce di Ferro salendo infine fino in cima al Rocciamelone per venire incontro alla spedizione che finalmente aveva concluso la traversata della “Cresta dell’acqua calda”, così chiamata per la motivazione qui di seguito descritta nelle esplicative parole di Germano Graglia, anima della spedizione, al quale quest’itinerario di più giorni è stato poi dedicato. Egli così si era espresso: “È molto triste vedere la conclusione del nostro giro sparire nell’oscurità della notte e, pensando al ricovero S. Maria in cima al Rocciamelone ad un tiro di schioppo, dover ancora passare una notte seduti su una cengia al freddo sotto le stelle. Forse abbiamo peccato un po’ di immodestia e la risposta è giunta talmente fulminea che ognuno di noi ha pensato ad un castigo che si è poi rivelato, nonostante tutto, un’esperienza nuova che ci ha temprati e resi più amici”. Prosegue perché desidera così ricordare questa stupenda avventura: “Un sogno che si avvera, la felicità per le fatiche ormai finite, la gioia di chi ci è venuto incontro, la consapevolezza di non aver compiuto una cosa eccezionale per gli altri ma solamente per noi. In fondo gli alpinisti sono tutti un po’ egoisti. Però forse quest'impresa (vista dal lato giornalistico) darà alla Città di Torino un percorso discusso da molti ma ripercorso solo da quei pochi che consapevoli di averlo già fatto l'hanno voluto ripetere senza polemiche o false demagogie, ma per il solo gusto di dire amichevolmente al Sindaco di Torino: "Hai molti volenterosi del CAI che lo conoscono a menadito questo percorso. Se vuoi valorizzarlo i tempi sono maturi, persone che amano e frequentano la montagna in modo serio, le hai trovate!". Chi avrebbe per un senso etico ripercorso una cresta (che il CAI Pianezza già ben conosceva) è vero per loro gusto personale, ma anche per dimostrare al Primo Cittadino di Torino che ama le montagne in modo genuino che la cresta già esiste ed è stata volutamente ripetuta. Ora basta ai tentennamenti! Se quanto Chiamparino ha asserito, gli interessa davvero, a questo punto contatti il CAI Pianezza che è pienamente disponibile a realizzare la sua proposta e in più avrà tutte le risposte che desidera. Dal nome stesso del percorso potrà capire che senza polemiche questa cresta è dedicata alla Città di Torino e alle sue risorse alpinistiche che non sa di avere”.
In vetta al Musinè (prima tappa)
IL PERCORSO IN 5 TAPPE:
Prima tappa: Caselette - Monte Rognoso. Si sale inizialmente sulla cima del Musiné per la via abituale da Caselette, proseguendo poi per il Mont Curt, Madonna della Bassa (rifornimento di acqua) – Monte Arpone – Colle Lys (pranzo al ristorante). Bivacco in cima al Monte Rognoso avvolti nelle nebbie (difficile orientarsi in queste condizioni meterologiche), dopo un dislivello di 2250 m in salita. 8 h Difficoltà: EE.
Seconda tappa: Monte Rognoso - Colle Portia - Dal Monte Rognoso al mattino si prosegue per il Monte Civrari (Cima della Croce) – Colle del Colombardo, con rifornimento di acqua presso il Santuario e passando poi per la Tomba di Matolda – Punta Grifone si scende al Colle Portia. Dislivello in salita 1050 m. 7 h Difficoltà: E
Terza tappa: Colle Portia - Colle delle Coupe - Dal Colle della Portia, ove si è bivaccato (tappa della sete per l’assoluta mancanza d’acqua lungo tutto il percorso) si sale alla Punta Adois – Punta Lunella – Rocca del Forno – Punta Nonna – Grand’Uja – Coupe Trape e Colle delle Coupe. Pernottamento alla casermetta diroccata di questo colle grazie ai rifornimenti e all’acqua portata dalla squadra d’appoggio (Soci del CAI Pianezza). Dislivello in saliscendi circa 860 m. 7,30 h Difficoltà: EE
In vetta al Musinè (prima tappa)
Quarta tappa: Colle delle Coupe - Rocce Rosse - Dalla Casermetta passando per il Colle della Croce di ferro – Monte Palon – Passo Muret – Punta Muret – Colle Brillet – Punta Brillet e Rocce Rosse. Dislivello in salita e arrampicata 1350 m. 9 h – Difficoltà PD (fuori da percorsi segnalati). Obbligatorio l’uso della corda per i meno pratici.
Quinta ed ultima tappa: Rocce Rosse – Rocciamelone - Il bivacco di questa notte non era previsto, ma l’oscurità ha fermato gli ardimentosi soci del CAI Pianezza e li ha obbligati a trascorrere l’ultima nottata sulla penultima cima delle Rocce Rosse ove è stato giocoforza bivaccare. Il percorso del giorno conclusivo prosegue attraverso l’ultima Torre delle Rocce Rosse ed altri rilievi sul tratto di cresta che si consiglia di percorrere integralmente. Ogni tentativo di aggiramento può significare mettersi nei pasticci su un terreno scosceso e franoso. Dislivello in salita circa 500 m in totale. 4 h. Difficoltà PD (Uso della corda per i meno bravi)