Franco Stuardi
Ci sono momenti nella vita che non si dimenticano. Il pomeriggio di ieri, 29 maggio 2024, è una data che personalmente non scorderò. Già l’inizio della presentazione degli autori da parte di Paolo Rosso, che ha portato i saluti del Presidente e del direttivo del circolo Unicredit, prometteva bene e la conferma la si è avuta quando l’editrice (EEE Edizioni), Piera Rossotti, donna piena di carisma e vitalità che crede in quel che fa, ha spiegato come ha conosciuto Lodovico e dell’empatia che si è creata negli anni con l’autore, essendo entrambi membri dell’AASAA (Auteurs Associés de la Savoie et de l’Arc Alpin).
L’incontro si è annunciato sin dall’inizio alle 17,30 come un’interessantissima presentazione di un nuovo libro dal titolo “Guarigioni d’amore”, scritto a sei mani da Edi Morini, giornalista, Roberta Maffiodo, fotografa, e Lodovico Marchisio, che conosco da tempo e non solo di “fama” per i suoi 29 libri pubblicati. Ebbene (come ci ha espresso Lodovico), in quest’occasione ha sorpreso pure me perché, seppur al corrente delle patologie invalidanti che l’avevano colpito e dalle quali scaturisce il libro sopra citato, mai più pensavo che con immagini avvallate dai medici in altra sede, il “Parkinson” scomparisse sotto l’effetto di un’azione dinamica per poi riapparire quando si fa ritorno nel luogo abitativo. Così ho scoperto che questa teoria è conosciuta da anni dai medici che hanno avuto testimonianze dirette da atleti, giocatori di calcio, basket, tennis e persino da ballerini e pianisti.
Quello che mi è risultato davvero straordinario è che il “Marchisio”, quale indomito alpinista del passato, sia tornato in azione sulle montagne, non solo per illudersi che la malattia del Parkinson, una volta sceso a valle, prima o poi non faccia più ritorno, ma per sottoporsi anche come cavia sino a comprendere se potrebbe esistere un farmaco (visto che per curarlo i rimedi in parte ci sono già) per prevenirlo, in quanto non si conoscono bene le cause che lo originano con assoluta sicurezza. Poiché colpisce anche i giovani, si sa solo che l’esposizione cronica a metalli come manganese, rame, ferro, alluminio e piombo aumenta il rischio di sviluppare la malattia.
Esaurito quest’argomento, non finiscono però gli elementi che mi hanno stupito sin dall’inizio, come l’abbraccio comprovante il vero amore dei due protagonisti del libro quando Roberta Maffiodo, piangendo, ha ricordato (perché era presente) l’infarto di due anni fa occorso a Lodovico, quando ha visto l’elicottero portare via il marito all’ospedale di Grenoble e il martirio vissuto col figlio e la nuora per raggiungerlo. Roberta ha poi ricordato il suo ricovero per depressione causato da un incidente al ginocchio, a causa del quale non poteva più raggiungere il marito in montagna e la paura di perderlo. Frase poi smentita da una vera e propria dichiarazione d’amore da parte di entrambi, letta da lei stessa.
Anche come oratrice ha stupito tutti, perché sembrava facesse questo di mestiere quando ha letto la poesia “Amicizia” e il brano “Vettaiolite” apparso sul libro di Mauro Carlesso, essendo l’autore assente perché vive lontano. L’editrice ha scherzosamente affermato che il libro contiene anche la scoperta di una malattia contagiosa e sconosciuta (la vettaiolite, per l’appunto).
È intervenuto poi Giorgio Bonino, poeta che segue gli autori nelle loro presentazioni per la grande amicizia che si è instaurata fra loro, e ha confidato al pubblico presente che lui ha iniziato a scrivere dopo la morte del suo adorato padre e da allora non ha più smesso di elaborare versi e prose. Il poeta afferma di scivolare passando dalla poesia naturalistica d’amore a quelle di contenuto civilistico. Ci siamo poi tutti veramente commossi quando è intervenuto Franco Stuardi, collaboratore del libro, che ha spiegato come ha conosciuto l’autore circa 60 anni fa sulle piste da sci di Bardonecchia e di tutte le montagne fatte assieme nel corso degli anni, dal Cervino al Monte Bianco e tantissime altre, ma che neppure i lunghi periodi trascorsi lontani per lavoro li ha allontanati mai da quell’immensa amicizia che tuttora li unisce per la vita.
Roberta Maffiodo e l'editrice Piera Rossotti (sn)
Quindi ha espresso il suo pensiero Giampiero Salomone, anche lui citato sul libro, che ha metaforicamente unito la vetta non solo come punto d’arrivo, ma che per raggiungere il suo obbiettivo, Lodovico, suo amico fraterno, usava gli stratagemmi psicologici più impensati per trovarci in vetta senza sapere come avevamo fatto per arrivarci. Ha ricordato, facendo sorridere i presenti, quando si è fatto passare la corda attorno alla croce della Rocca Provenzale in Val Maira, perché l’autore continuava ad esaltarsi saltellando da un masso all’altro sopra il precipizio.
La serata si è conclusa con i canti di Roberta: il primo dedicato al marito il giorno del loro matrimonio, tratto da una canzone di Omar Codazzi dal titolo: “Grazie a te” e “Le mie Valli”. Hanno concluso l’incontro i saluti dell’editrice seguiti da un gradito rinfresco.