La recente decisione della Corte d'Appello di Torino ha sollevato interrogativi sul sistema giudiziario e ha messo in luce un possibile errore nella gestione delle confische legate al processo Geenna sulla presenza della 'Ndrangheta in Valle d'Aosta. In particolare, il caso del ristoratore Antonio Raso ha attirato l'attenzione, poiché gran parte dei suoi beni confiscati è stata annullata dalla Corte d'Appello, evidenziando una sproporzione ingiustificata tra i beni e i redditi dell'imputato.
Il decreto di confisca, emanato nel 2021 dalla sezione misure di prevenzione del tribunale ordinario di Torino, riguardava diversi beni appartenenti a Raso, inclusi quote societarie del ristorante 'La Rotonda' di Aosta, un appartamento, un'autorimessa, autovetture e conti correnti. Tuttavia, la perizia del commercialista nominato dalla Corte d'Appello ha rilevato una discrepanza significativa tra il valore dei beni e i redditi dichiarati di Raso, portando alla revoca di gran parte delle confische.
Secondo quanto riportato, la decisione della Corte d'Appello è stata accolta con soddisfazione dalla difesa di Raso, che ha affermato di aver sostenuto fin dall'inizio la tesi della sproporzione ingiustificata tra beni e redditi. L'avvocato Ascanio Donadio, assistito dal collega Enrico Grosso, ha commentato positivamente la restituzione dei beni, evidenziando la correttezza della loro posizione.
Tuttavia, il caso di Raso non è concluso, poiché rimane in sospeso il dibattito sulla restituzione di un conto corrente, la cui decisione potrebbe essere oggetto di discussione in Cassazione. Nel frattempo, Raso è in attesa della sentenza del processo d'appello-bis di Geenna, prevista dopo l'estate, che si tiene a Torino con rito ordinario.
Questa vicenda solleva importanti interrogativi sulle modalità con cui vengono gestite le misure di prevenzione legate alla criminalità organizzata, evidenziando la necessità di una maggiore attenzione e precisione nel valutare le proporzioni dei beni confiscati rispetto ai redditi dichiarati degli imputati. La revisione delle pratiche giudiziarie potrebbe essere cruciale per evitare ingiustizie e garantire una maggiore equità nel sistema legale. (fonte Corriere della Calabria)