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Consiglio Valle Comuni | 19 febbraio 2024, 20:03

Aloisi sotto il fuoco per le dichiarazioni su Chanoux si dimette dal coordinamento di FdI VdA

Le dimissioni sono state annunciate tramite una lettera inviata al neo presidente, Alberto Zucchi, in cui Aloisi ha espresso il suo pensiero e le ragioni alla base della sua scelta. Aloisi uomo di punta del MSI tanto da essere eletto nel Consiglio regionale. é poi passato al Psi e da alcuni anni da aderito a FdI

Emile Chanoux

Emile Chanoux

Domenico Aloisi si è dimesso da componente fiduciario del coordinamento regionale di Fratelli d'Italia Valle d'Aosta ha sollevato nuove riflessioni sull'eredità storica e l'identità del partito. Le dimissioni sono state annunciate tramite una lettera inviata al neo presidente, Alberto Zucchi, in cui Aloisi ha espresso il suo pensiero e le ragioni alla base della sua scelta.

Le polemiche che hanno scaturito dalle dichiarazioni di Aloisi riguardanti Emilio Chanoux durante il congresso regionale di Fdi hanno inciso profondamente sul clima interno del partito. La frase "Era un fascista" pronunciata da Aloisi ha generato dibattiti e sconcerto nell'opinione pubblica, mettendo in discussione non solo l'interpretazione storica, ma anche i valori e l'orientamento politico di Fratelli d'Italia.

Nella sua lettera, Aloisi ha chiarito che le sue affermazioni non erano state concordate e derivavano esclusivamente da un suo pensiero personale, basato su documentazione storica di cui lui solo era a conoscenza. Tuttavia, conscio dell'impatto negativo che ciò ha avuto sul partito, ha ritenuto opportuno prendere le distanze da quelle parole e dimettersi dalla sua posizione di responsabilità.

È imperativo sottolineare con forza l'importanza e la gravità delle recenti dichiarazioni rilasciate da Aloisi. Le sue parole non solo gettano luce su questioni cruciali, ma sollevano anche serie preoccupazioni riguardo alla situazione attuale. Le affermazioni di Aloisi non possono essere ignorate o sottovalutate, poiché pongono in discussione aspetti fondamentali della nostra realtà.

La franchezza con cui Aloisi ha espresso le proprie opinioni indica la profondità del problema e l'urgenza di affrontarlo. Le sue parole devono essere considerate come un campanello d'allarme per tutti noi, richiamandoci alla necessità di un'azione immediata e risolutiva. Ignorare o minimizzare le sue osservazioni sarebbe negligente e potrebbe portare a conseguenze disastrose.

È essenziale che ciascuno di noi rifletta seriamente sulle implicazioni delle dichiarazioni di Aloisi e si impegni attivamente nel cercare soluzioni. Solo attraverso un impegno collettivo e una determinazione incrollabile possiamo sperare di affrontare efficacemente le sfide che ci attendono. Le parole di Aloisi devono fungere da catalizzatore per il cambiamento e l'azione, guidandoci verso un futuro migliore e più sicuro per tutti.

Sulla questione è intervenuta anche Chiara Minelli, Consigliera regionale  di Rete Civica.Sull’affermazione di Domenico Aloisi è intervenuta anche Rete Civica che in una nota spiega:  “Chanoux era fascista". Affermazioni gravi, false e assurde: ben vengano le dimissioni”.

Rete civica ritiene che le gravi e assurde affermazioni di Domenico Aloisi a proposito di Emile Chanoux ("era un fascista") hanno rivelato “oltre ad una crassa ignoranza storica, anche un patetico tentativo di ricerca di visibilità. Chanoux, come moltissimi italiani e valdostani, durante il ventennio aveva la tessera del PNF”.

Sono infatti pochissimi ancorché encomiabili i casi di intellettuali che hanno rifiutato l'iscrizione al Partito fascista. “Il documento della Prefettura mostrato come uno scoop al Congresso di Fratelli d'Italia è noto da tempo e nulla toglie all'antifascismo di Chanoux. Ben vengano le ‘dimissioni irrevocabili’ di Aloisi dagli organismi dirigenziali di Fratelli d'Italia VdA: di tale revisionismo storico la politica valdostana fa volentieri a meno”.

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EMILE CHANOUX

<article lang="zxx" class="node node--type-biography node--promoted node--view-mode-full clearfix" role="article" data-history-node-id="105477">Nato a Rovenaud (Valsavaranche-Aosta) il 9 gennaio 1906, ucciso ad Aosta il 18 maggio 1944, notaio, dirigente politico.

Figlio di un guardacaccia, aveva frequentato le scuole medie presso il Piccolo Seminario di Aosta, che aveva presto lasciato per una profonda crisi religiosa. Ma aveva mantenuto stretti rapporti con l'abate Trèves, strenuo difensore dei principi della "patrie valdotaine". Con il religioso ed un gruppo di giovani fondò, nel 1925, La Jeune Vallée d'Aoste, mirante a difendere le tradizioni e le istituzioni della Valle.

L'associazione fu osteggiata in ogni modo dal fascismo, tanto che i suoi convegni dovettero svolgersi clandestinamente e i suoi aderenti furono vessati e perseguitati. Nonostante il suo impegno politico, Chanoux riuscì a laurearsi in Legge a soli ventuno anni, con una tesi sulle minoranze etniche. Fece il segretario comunale a Valsavaranche e a Cogne e infine aprì studio di notaio ad Aosta.

Alla morte, nel 1941, dell'abate Trèves, ne assunse l'eredità politica, divenne il capo dell'antifascismo valdostano e fondò il clandestino Comité de libération, con il quale organizzò i primi militanti partigiani della Valle, con una struttura simile a quella del maquisfrancese. Le spinte autonomistiche crearono qualche problema nei rapporti con il CLN regionale piemontese, ma grazie anche all'impegno dell'operaio comunista Emilio Lexert, la lotta contro i nazifascisti in Val d'Aosta poté svolgersi con successo. Chanoux commise però l'errore di mantenere nel suo studio notarile di Aosta il centro dell'organizzazione antifascista della Valle.

Il mattino del 18 maggio del 1944 la polizia irruppe nell'abitazione del notaio. Chanoux tentò la fuga, ma fu bloccato. Tradotto di fronte al questore di Aosta, interrogato sotto tortura da tre ufficiali delle SS, non diede ai suoi carnefici nessuna informazione, nemmeno quando gli arrestarono i famigliari. A sera Chanoux era ridotto in fin di vita.

Alla moglie, che gli avevano portato davanti, ebbe soltanto la forza di dire in valdostano: "Non ho parlato, Celeste". Dopo aver finito il dirigente autonomista, i suoi carnefici ne simularono il suicidio e il giorno seguente lo seppellirono, furtivamente, nel cimitero di Aosta. (FONTE ANPI)

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pi.mi.

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