Ripercorrere con la memoria la “Ferrata del Bourcet” in Val Chisone, compiuta più volte in passato, mi riporta strazianti ricordi come la recente dipartita di Fiorenzo Michelin col quale avevo salito il “Pollice della Falconera” (possente monolito sito in zona e più precisamente a Castel del Bosco, Roure), ma soprattutto quando mi legò alla sua corda per portarmi sulla (per me) molto impegnativa (5C + AO) “Via degli strapiombi” nel vallone del Bourcet,(da me ripetuta il 18 ottobre 1997) per poter raggiungere in cima mia figlia Stella e assistere alla sua impresa, che ancor prima di trasferirsi in Canada, allora campionessa italiana di arrampicata sportiva, scalò sulla prospiciente Via “Sussurri e grida” con l’amica Alessandra Francone (difficoltà di 7a+) aperta da Fiorenzo Michelin e Gianfranco Rossetto in artificiale e “liberata” da Stella, prima in cordata, con la sua amica, il 31 agosto 1996 a 20 anni, nel vallone del Bourcet (Val Chisone) con uno sviluppo di 200 metri, che le è valsa la copertina del libro di Fiorenzo Michelin “Roccia d’Autore”.
Fiorenzo Michelin tratto da MontagnaTv
Ma chi era F. Michelin, come si evince da “MeridianiMontagne”, che giustamente lo ricorda come infaticabile chiodatore e generoso manutentore delle vie più belle di arrampicata in Piemonte, sulle quali ha lasciato il suo intangibile segno e i suoi preziosi libri di arrampicata! Blu erano i bolli sulla roccia che lasciava sulle vie o sui percorsi di avvicinamento.
Blu, molto spesso erano anche gli ancoraggi in parete che provvedeva personalmente a posare “sempre al posto giusto”.
Fiorenzo Michelin, che aveva 75 anni, è stato trovato morto ai piedi del “Fungo” uno dei torrioni della “Rocca Sbarua”, nel Pinerolese (TO), dove stava richiodando una delle sue vie. Non era uno scalatore qualunque, Michelin. Nel suo curriculum ci sono migliaia di ascensioni, ma anche oltre 150 vie nuove “lunghe”, aperte principalmente sulle montagne di casa, nel Pinerolese, e in provincia di Cuneo.
Da Bourcet in Val Chisone, alla Val Pellice, dalla Val Sangone, alla Valle del Gesso e alla Val Varaita non c’è luogo dove le tracce blu lasciate da Michelin non abbiano aiutato gli scalatori ed anche per questo che è fortissimo il cordoglio manifestato dalla comunità degli arrampicatori, soprattutto piemontesi e sono centinaia coloro che ancora lo ricordano con gratitudine per il lavoro svolto – solo per passione – in circa mezzo secolo di attività.
Sul tratto finale esposto
RELAZIONE TECNICA
Altezza Massima raggiungibile: 1200 m circa
Tempo di salita: 2 ore
Tempo Totale (AR): 2,40 h
Dislivello: 200 m
Difficoltà: Difficile ed esposta
Materiale occorrente: Kit da ferrata
Accesso in auto: Pinerolo, statale per il Sestriere, Roreto Chisone, imbocco del vallone del Bourcet, parcheggio sulla riva sinistra idrografica del Chisone
Località di partenza: Roreto Chisone
Località di arrivo: Idem
Descrizione Itinerario: La stupenda “Via Ferrata” sita nel Vallone del Bourcet è stata dedicata al maggiore d’artiglieria Nicola Ciardelli, caduto a Nasiriyah in Iraq il 27 aprile del 2006. La ferrata in esame è facilmente raggiungibile da Pinerolo per la statale 23 del Sestriere, superando gli abitati di Perosa Argentina e Roure. A sinistra di Roreto Chisone (frazione di Roure che consta di quattro borgate), quasi al fondo del paese, sulla sinistra una strettoia conduce a un ponte sul torrente Chisone da cui trae origine il nome della valle. Poco oltre il ponte si parcheggia l’auto.
Per una stradina sterrata si entra nel vallone del Bourcet superando tutte le falesie d’arrampicata, fino a portarsi con 35 minuti di marcia alla base della ferrata che si scorge sul lato destro di salita, sinistra idrografica, notando una freccia indicante il nome della ferrata. In breve si è all’attacco.
Sul ponte tibetano
Quota all’inizio della ferrata: 1050 m, sviluppo: 400 m, dislivello di avvicinamento 200 m circa, Difficoltà via ferrata: Difficile (non è consigliabile fare come prima volta questo percorso se non si è un po’ pratici). Ore di percorso: 2 ore. Il primo tratto è una placca un po’ tecnica di braccia alta circa 40 m (cavo e gradini), a cui seguono alcuni traversi che conducono a un ponte con un unico cavo per i piedi e due per le mani, più il cavo a cui applicare la sicurezza per procedere.
Dopo il ponte “tibetano”, un breve tratto in salita conduce a un lungo traverso (dopo abbondanti piogge è molto bagnato) su una cengia erbosa che conduce al tratto finale su una parete-diedro spettacolare e molto esposta (cavo e gradini).
Dalla cima conviene seguire il sentiero di sinistra (rispetto a chi ha salito la ferrata) di nuova valorizzazione che evitando tutta la parete scende a zig-zag in 40 minuti scarsi poco sopra l’inizio della ferrata. Dopodiché si rientra per la stradina a valle. Per accontentare anche gli escursionisti meno preparati, il 19 giugno 2002 ci siamo recati a perlustrare il vecchio sentiero attrezzato che sale in corrispondenza della prima zona rocciosa attrezzata e serve oggi come comoda via di discesa agli alpinisti che scalano le pareti del Bourcet. Anche la fascia alta circoscritta dopo la croce in ferro e il libro di vetta all’uscita dello “spigolo grigio” è in parte attrezzata con nuove catene che servono per scendere dalle vie più alte.
Questo itinerario che vi proponiamo, si prefigge l’idea di unire ad anello le due ferrate e ciò è possibile con un minimo lavoro di nuova segnaletica che il compianto Michelin lasciava in maniera inconfondibile, anche perché chi compie la nuova ferrata scende ora dal sentiero diretto allestito da poco e dal quale noi siamo scesi per completare il giro ad anello e dar modo a tutti i lettori di esplorare un vallone veramente selvaggio e di una bellezza incredibile.