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CULTURA | 25 maggio 2023, 08:00

Accorgersi, farsi prossimo, curare e farsi carico di chi soffre

Ciascuno di noi può contribuire al sollievo delle persone a noi prossime e la Giornata del sollievo è un’occasione per vincere il silenzio sul tabù del dolore

Accorgersi, farsi prossimo, curare e farsi carico di chi soffre

«Davanti a chi soffre» – scrive don Tonino Bello – «l’atteggiamento più giusto sembrerebbe il silenzio. Però anche il silenzio può essere frainteso o come segno di imbarazzo, o come tentativo di rimozione del problema. E allora tanto vale parlarne». Parlarne non è comunque facile; la prima reazione è la fuga, il rifugio in frasi fatte o pacche sulla spalla.

Eppure, occorre parlare della sofferenza e comunicare con chi la patisce: è questo un passo fondamentale nel percorso della cura che mira al sollievo dalla sofferenza, ossia l’allentamento della morsa della sofferenza e del dolore anche quando non è possibile guarire. Ecco perché domenica prossima, come ogni ultima domenica di maggio, si celebrerà la XXII Giornata del Sollievo che ha tra i suoi promotori la Fondazione Nazionale Gigi Ghirotti onlus.

Il messaggio di questa Giornata è rompere il silenzio sul tabù del dolore, focalizzandosi sul sollievo in ogni sua dimensione: fisica, psichica, spirituale e sociale, e sulle terapie oggi esistenti.

Il sollievo di chi soffre si fonda su quattro azioni da parte di chi se ne prende cura: fare attenzione, ossia accorgersi empaticamente; farsi prossimo; curare le cause della sofferenza; farsi carico. Sono quattro azioni fondamentali del “buon Samaritano” (Luca 10,25-37), che incontrando per strada un uomo ferito dai briganti, lo «vide e ne ebbe compassione.

Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui». Ciascuno di noi può contribuire al sollievo delle persone a noi prossime e la Giornata del sollievo è un’occasione per vincere il silenzio sul tabù del dolore, iniziando a chiedersi: Mi accorgo delle persone a me vicine che stanno soffrendo? In che modo posso far sentire loro la mia presenza empatica? Quale gesto concreto di cura posso donare a chi soffre? Per quello che posso, come farmi concretamente carico di una persona cara malata? Ciascuna risposta andrebbe poi tradotta in azioni concrete per accendere un sorriso di sollievo in chi soffre.

fonte La Domenica

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