Ricordando gli itinerari del passato, la ferrata del Picasass che conduce in cima al Monte Camoscio (890 m) offre lungo tutto l'itinerario, un panorama eccezionale sul Lago Maggiore, le isole Borromee e sulle montagne circostanti.
Come per tutte le vie ferrate sono d’obbligo: imbrago, casco, kit da Ferrata e calzature adeguate. Vista la modesta altezza della cima, si consiglia di evitare questa salita nei mesi troppo caldi (periodo consigliabile: primavera, autunno).
Difficoltà: PD, che significa: poco difficile poiché non ci si deve lasciar trarre in inganno dall’esposto traverso posto a un terzo della salita, in quanto se fotograficamente è di sicuro effetto, essendo breve anche se leggermente strapiombante, abbonda di infissi e i piedi poggiano comodamente su una “cengietta” sottostante. Nella prima parte s’incontrano diversi tratti verticali, ma anche se leggermente strapiombanti, per l’uso intelligente degli infissi apposti, non creano mai situazioni di disagio, né tanto meno costringono a passaggi di forza obbligati, tanto più che il granito di cui è composta la roccia offre appigli e appoggi naturali di prim’ordine che rendono ancora più gradevole l’arrampicata. Sviluppo: 600 m circa Dislivello totale: 550 m (230 m di avvicinamento e 320 m di ferrata) Tempo di percorrenza totale dal parcheggio: circa 3 h con tutta calma visto che le foto sono di rito in un ambiente così accattivante (1 h di avvicinamento e 2 h scarse di ferrata). La segnaletica in loco indica senza soste: 45 minuti all’attacco e 1,30 h di ferrata vera e propria. | ||
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Discesa per sentiero: 1,15 h circa
Raggiunto il comune di Baveno, si sale verso la frazione di Oltrfiume in località "Tranquilla" ove è possibile parcheggiare la macchina in prossimità dell'omonimo campeggio a quota 300m ca.
Da qui si seguono le indicazioni per il Monte Camoscio sentiero M3, inizialmente la strada è asfaltata poi brevemente sterrata, alla fine di questa si trova l'edificio dell'acquedotto comunale e si prende il sentiero a dx, lo si segue fedelmente fino a un bivio dove a sx si prosegue per il M. Camoscio mentre a dx per l'attacco della ferrata che da qui si raggiunge in ca 20 min.
La ferrata ha esposizione E e prende i primissimi raggi di sole della mattina, la prima metà presenta tratti molto aerei, la seconda parte è invece abbastanza appoggiata con diverse parti di facile camminamento.
Appena prima della vetta la ferrata si divide a dx si va diretti in cima a sx si affronta prima un simpatico ponte tibetano e poi ci si dirige alla croce di vetta.
Per la discesa si utilizza il comodo sentiero ben segnalato che in direzione SW e poi SSE riporta in circa 40 min. al parcheggio.
Il passo chiave della ferrata
Tipologia del nome: Il nome della ferrata "Picasass" deriva dai lavoratori della cava, denominati “picasass” per l’appunto, che fin dal 1800 hanno lavorato all'estrazione e alla lavorazione del famoso granito rosa delle cave di Baveno.
Curiosità: Nei pressi della vetta vi è un rifugio – bivacco che è generalmente chiuso in quanto viene aperto solo in occasione di feste paesane.
Modo di arrivarci: Da Baveno (uscita della A26) seguire per il camping “La Tranquilla” sino ad uno slargo ove è impossibile non notare un alto cartello grigio scuro indicante: “Via Privata Tranquilla”. Di solito si parcheggia qui, anche se è pur vero che la strada prosegue per circa 500 m scavalcando l’autostrada e termina in prossimità di un acquedotto, ma i parcheggi liberi a lato di residenze private sono ben pochi e si evitano inoltre solo 10 minuti scarsi di salita.
Avvicinamento: Seguire la segnaletica M3, Monte Camoscio e Ferrata. Qui si sale, sino a che la stradina sterrata diventa sentiero e giunge al bivio ben segnalato, seguire a destra per la “Ferrata dei Picasass” perché a sinistra si salirebbe per sentiero alla cima e questo si usa invece per buona parte della discesa.
Itinerario: Giunti all’attacco della ferrata, questa inizia con un tratto su placche inclinate che si fanno man mano più ripide con brevissimi tratti verticali e leggermente strapiombanti, ma di molto respiro perché intervallati da tratti in piano che percorrono spettacolari cenge. All’inizio s’incontra anche sulla destra un curioso antro. A un terzo circa della salita vi è il temuto traverso esposto e strapiombante che come già spiegato all’inizio non oppone le difficoltà temute per la cengia sottostante che vi permette di avere i piedi sempre ben saldi sul terreno. Aggirato lo spigolo si trovano una serie di scalini che risalgono il versante opposto.
In cima alla ferrata con l'amico Patrizio
Qui comincia un susseguirsi di placche verticali con pendenza elevata ma mai difficili che conducono con bell’arrampicata fino a un pianoro posto a circa due terzi del percorso dove il CAI locale ha messo un quadernetto dove poter firmare registrando il vostro passaggio e se lo gradite, le vostre impressioni.
Qui vi è anche uno stupendo “balcone” protetto da un cavo che si affaccia verticalmente sul lago. Inizia ora l’ultima parte della salita e, anche se la croce di vetta appare ancora lontana per un effetto ottico, si sale ora con esposizione minore su placche montonate o sul filo di cresta sempre ben attrezzato sino in vista del ponte tibetano.
Da qui si può andare a destra direttamente al Monte Camoscio o a sinistra, affrontando il ponte tibetano, composto da due cavi per le mani e uno per i piedi, quindi da compiersi in laterale. Poco sopra vi è la croce di vetta del Monte Camoscio. Per i “vettaioli” più accaniti è ancora possibile salire sul masso più alto ove vi sono degli “spit”, usati per brevi passaggi di arrampicata che conducono sul punto culminante di questo versante.