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FEDE E RELIGIONI | 03 dicembre 2022, 09:05

Avvento, allenamento proficuo per cristiani viglianti e uomini consapevoli!

Avvento è una parola che il cristianesimo prende in prestito dall’antichità romana

Mons. Franco Lovignana, Vescovo di Aosta e presidente della Conferenza Episcopale Piemonte Valle d'Aosta

Mons. Franco Lovignana, Vescovo di Aosta e presidente della Conferenza Episcopale Piemonte Valle d'Aosta

Avvento?

Chi sa più che cosa sia l’Avvento? Chi ne parla?

Oggi il Natale si aspetta e si prepara attraverso vetrine e acquisti, alberi, luminarie e ghirlande, e... soprattutto mercatini.

Avvento è una parola che il cristianesimo prende in prestito dall’antichità romana. Serviva a designare la visita ad una città da parte dell’imperatore o di un personaggio importante. I cristiani lo applicano alla venuta del Figlio di Dio nel mondo, quando nacque da Maria e quando tornerà alla fine dei tempi.

Così il termine venne ad indicare il tempo liturgico delle quattro settimane che preparano al Natale. La sua cifra, però, non è quella delle dolci armonie natalizie. Piuttosto è caratterizzato dal monito severo di Gesù: Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà ... tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo. È tempo che orienta la vita alla seconda venuta del Signore. Il cristiano guarda avanti, attende e costruisce il futuro: il Regno di Dio non sarà solo alla fine, ma inizia fin d’ora: è come un cantiere, una costruzione in corso. All’opera della grazia di Dio e del suo Spirito non può mancare il nostro apporto. Per questo chiediamo nella preghiera a Dio di suscitare «in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al ... Cristo che viene». Che cosa sono le buone opere? Una vita buona, retta e santa. Non una vita eroica, ma una vita buona. E una vita buona ha due coordinate, quella verticale,  la relazione con Dio - Dio c’è - e quella orizzontale, la relazione con gli altri. L’Avvento è come un ritiro in cui l’allenamento si intensifica, dove ci si concentra. Guardando alla fine, alle cose che restano, al compimento eterno della nostra vita possiamo considerare quali sono i gesti, i pensieri, le parole che hanno verità e consistenza di vita e quali no.

In questo allenamento, intensifichiamo la vigilanza per cogliere la presenza e la chiamata di Dio, per risponderGli con più grande prontezza nell’obbedienza alla sua Parola e ai suoi comandamenti. La vigilanza si accompagna a sobrietà, ascolto e preghiera.

Per prendere coscienza della visita di Dio al suo popolo, proviamo a riconsiderare l’importanza della visita nelle nostre esperienze relazionali. Alcune visite, le aspettiamo, ci riempiono di gioia. Altre ci fanno soffrire. Ma quale tempo e quale qualità di tempo dedichiamo per vivere e gustare le prime, per elaborare le altre? Forse val la pena fermarsi un momento e riconsiderare l’importanza della visita perché la nostra vita non cada nella frustrazione o nella rabbia e nella violenza. Allenandoci, forse riusciremo a scorgere anche quante volte Dio stesso visita la nostra vita. 

Vigilanza e visita sono esercizi di Avvento per il cristiano che vuole seriamente preparare la celebrazione del Natale, ma non potrebbero essere esercizi utili per tutti, anche per chi non è credente? La vigilanza rimanda alla consapevolezza, ingrediente fondamentale di una vita adulta e libera. La consapevolezza, come la vigilanza, richiede la sobrietà che fa badare all’essenziale e che invita a osservare, a far tesoro e a elaborare ogni esperienza, gustandola anziché consumarla bruciandola senza dar spazio al suo radicamento nel cuore e nell’intelligenza. La visita ricevuta e donata in tutta la sua pienezza può guarire tante relazioni ferite e ridonare speranza e gioia.

Sia dunque l’Avvento, appena iniziato, allenamento proficuo per cristiani viglianti e uomini consapevoli!

 

                                                                         + Franco Lovigana

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