"Specialmente nei momenti di crisi personale e sociale – ha detto il Papa nell’omelia - diventiamo più vulnerabili; e, così, sull’onda dell’emozione, ci affidiamo a chi con destrezza e furbizia sa cavalcare questa situazione, approfittando delle paure della società e promettendoci di essere il salvatore che risolverà i problemi, mentre in realtà vuole accrescere il proprio gradimento e il proprio potere. Il Vangelo ci dice che Gesù non fa così. Lo stile di Dio è diverso, perché Egli non strumentalizza i nostri bisogni, non usa mai le nostre debolezze per accrescere sé stesso. A Lui, che non vuole sedurci con l’inganno e non vuole distribuire gioie a buon mercato, non interessano le folle oceaniche. Non ha il culto dei numeri, non cerca il consenso, non è un idolatra del successo personale”.
Gesù – ha aggiunto – “chiede a ciascuno di discernere con attenzione le motivazioni per cui lo segue e le conseguenze che ciò comporta. Si può andare dietro al Signore per varie ragioni e alcune, dobbiamo riconoscerlo, sono mondane. Ma non è lo stile di Gesù. E non può essere lo stile del discepolo e della Chiesa. Il Signore chiede un altro atteggiamento. Seguirlo non significa entrare in una corte o partecipare a un corteo trionfale, e nemmeno ricevere un’assicurazione sulla vita. Al contrario, significa anche portare la croce”.
Citando Giovanni Paolo I, Francesco ha ricordato che “siamo oggetto da parte di Dio di un amore intramontabile. E allora, guardando al Crocifisso, siamo chiamati all’altezza di quell’amore. Amare: anche se costa la croce del sacrificio, del silenzio, dell’incomprensione, della solitudine, dell’essere ostacolati e perseguitati. Perché – diceva ancora Giovanni Paolo I – se vuoi baciare Gesù crocifisso, non puoi fare a meno di piegarti sulla croce e lasciarti pungere da qualche spina della corona, che è sul capo del Signore”.
Giovanni Paolo I – ha concluso il Papa – “ha vissuto così: nella gioia del Vangelo, senza compromessi, amando fino alla fine. Egli ha incarnato la povertà del discepolo, che non è solo distaccarsi dai beni materiali, ma soprattutto vincere la tentazione di mettere il proprio io al centro e cercare la propria gloria. Al contrario, seguendo l’esempio di Gesù, è stato pastore mite e umile. Con il sorriso Papa Luciani è riuscito a trasmettere la bontà del Signore. È bella una Chiesa con il volto lieto, sereno e sorridente, che non chiude mai le porte, che non inasprisce i cuori, che non si lamenta e non cova risentimento, non è arrabbiata e insofferente, non si presenta in modo arcigno, non soffre di nostalgie del passato. Preghiamo questo nostro padre e fratello, chiediamo che ci ottenga il sorriso dell’anima”.










