/ CULTURA

CULTURA | 03 febbraio 2022, 09:00

L’AUTONOMIA VALDOSTANA E’ UN DIRITTO O UNA CONCESSIONE AI SUDDITI “INTRA MONTES ?”

Appuntamento settimanale del giovedì con Gianfranco Fisanotti sui temi dell'autonomia valdostana, sulla sua evoluzione, sulla sua involuzione, sui personaggi che hanno creato le premesse e su chi non ha saputo valorizzarla

L’AUTONOMIA VALDOSTANA E’ UN DIRITTO O UNA CONCESSIONE AI SUDDITI “INTRA MONTES ?”

Mentre la Valle d’Aosta ricorda la scomparsa di un patriota “de la cause Valdôtaine” quale è stato Piero Roullet, prosegue la narrazione sulle sorti della nostra Autonomia ad iniziare dal tema cruciale  dell’Ordinamento finanziario aperto dal Presidente Vittorino Bondaz e proseguito con César Bionaz, Sergio Ramera fino a Renzo Testolin senza dimenticare “le bon sens ” di Pino Albaney della Ligue-Campagnards ed i vari Parlamentari della Vallée dalla Liberazione in poi. Torniamo ancora sulla demanialità delle acque e sull’azione lungimirante della Giunta guidata dal Prof. Dino Vierin che ha osato sfidare i mercati pur di vincere la partita e di chiudere l’accordo con l’Enel tramite un investimento costoso, ma risultato vincente e molto produttivo sia sul piano finanziario che su quello occupazionale riassunti molto bene dalla CVA. Dice un proverbio Valdostano: “Un ommo sensa ardzen l’est un laou ensa den” cioè un uomo senza soldi è un lupo senza denti, figuriamoci una Regione con scarse risorse finanziarie. L’orizzonte temporale e politico della riconquista autonomista pretende il recupero dell’identità culturale che per secoli ha caratterizzato la civiltà alpina intramontana (la civilisation alpestre di Joseph Bréan) del Ducato e del Regno di Sardegna riscoprendo le fonti (les sources) della nostra Autonomia ridotta al rango di mero decentramento politico ed amministrativo dai Costituenti che hanno “tutelato” solo il Trentino Alto Adige protetto da un garanzia internazionale, la stessa chiesta invano dall’Union Valdôtaine con il vasto sostegno della popolazione. Seguirà l’idea di acquisire margini di effettivo regionalismo senza dimenticare la testimonianza e la battaglia di Bruno Salvadori con Umberto Bossi per uscire dallo stallo e per restituire una  dimensione federalista all’Italia ed all’Europa.

L’ORDINAMENTO FINANZIARIO DA VITTORINO BONDAZ A SERGIO RAMERA, A  RENZO TESTOLIN

Per oltre 65 anni non abbiamo fatto altro che sentir parlare di “Riparto fiscale”: già la parola riparto indica come minimo una “suddivisione” del gettito fiscale maturato sul territorio della Valle. Ho già detto della grande competenza del presidente Avvocato Vittorino Bondaz che  sin dal 1955 riuscì ad ottenere una ripartizione delle quote afferenti ai proventi erariali del 1954. La Commissione di Finanza e Tesoro della Camera nel marzo del 1955 aveva dato il via libera alla concessione di 800 milioni di lire come acconto sulle quote dei proventi. Dopo di Lui, altri amministratori come César Bionaz riuscirono a smuovere una suddivisione più attenta ai reali bisogni della Valle.

Sergio Ramera  alla fine degli anni ’70 avviò un dialogo molto positivo con il Governo della Repubblica ed in particolare con il Ministro Filippo Maria Pandolfi “portando a casa” grandi risultati: nessuno si ricorda più di Sergio Ramera; ma questo politico democristiano amico del Presidente Amintore Fanfani riuscì a vincere ogni remora migliorando in modo decisivo i flussi finanziari e la raccolta del gettito fiscale in favore della Valle d’Aosta.

Oggi la Regione Vda copre oltre il 92% della spesa pubblica con la raccolta del gettito fiscale sul territorio;  ma siamo sempre sul chi vive, perché Essa - proprio per via delle competenze statutarie - affronta quasi totalmente quelle funzioni che, invece, sui territori delle Regioni a Statuto ordinario vanno a carico del bilancio dello Stato. Non a caso, l’ex Presidente della Regione Renzo Testolin, dinnanzi alla ferita causata dall’emergenza epidemioloigica del Covid-19, ha dovuto chiedere l’annullamento del contributo al risanamento della finanza pubblica ex art. 1, comma 877, della legge 145/2018. La buona amministrazione della finanza pubblica regionale iniziata già con Pino Albaney della “Ligue – Campagnards”  che, in pieno Consiglio Regionale,  raccomandava di fare “meno viaggi e meno pranzi”, cioè la sobrietà della spesa, è l’elemento base per consentire al sistema Valle d’Aosta di affrontare le nuove emergenze causate dalla crisi economica concomitante con la pandemia sanitaria.

Ricordo che, proprio su proposta dell’Assessore Pino Albaney, è stata realizzata la Mostra dell’artigianto tipico valdostano – una vera e propria Fiera – nel periodo estivo lungo le vie di Aosta, a beneficio dei turisti presenti in Valle.

Anche i parlamentari della Valle d’Aosta – ricordo l’ex Presidente della Giunta Regionale Cesare Dujany dal 1970 al ‘74 con il motto “empoigner les problèmes et les résoudres” poi Senatore della Repubblica, il Sen. A. Berthet, il Sen. Pierre Fosson, il Sen. Guido  Dondeynaz ed il Deputato On. Germain Ollietti, si sono prodigati ed impegnati per servire al meglio gli interessi della nostra Vda. Bisogna dire che tutti i Parlamentari eletti nel Collegio uninominale della Valle d’Aosta, dalla Liberazione in poi, hanno cercato di dare il massimo per risolvere i problemi più impellenti della Regione  sia sul piano delle opere pubbliche per mettere in sicurezza le strade di montagna come i paravalanghe, sia ancora per risolvere al meglio i vari contenziosi finanziari, il trasferimento dei beni demaniali dallo Stato alla Vallée (come è stato il caso del Forte di Bard, delle Caserme di Piazza della Repubblica, ecc. ecc.) il perdurante tema delle “norme di attuazione ”  dello Statuto, che è sempre all’ordine del giorno.

LA DEMANIALITA' DELLE ACQUE

Il fatto stesso di dover bypassare la legge Madia e di dovere altresì rincorrere al mercato per conservare la titolarità delle acque recuperata dall’azione lungimirante della Giunta guidata da Dino Vierin è un punto di grande fragilità che scaturisce dal mancato riconoscimento della proprietà esclusiva delle acque valdostane, così come postulato nel progetto di J. Stevenin ed acquisito sia dall’U.V. sia dal CLN nelle more della lotta di Liberazione.

Questa incertezza, la stessa che ha consentito nel 1962 una nazionalizzazione mortificante per l’autonomia valdostana e per i diritti secolari della Vallée, è il frutto di compromessi al ribasso finiti nelle pieghe dello Statuto Speciale, legge costituzionale, in gran parte ancora oggi inapplicato come nel caso fondamentale della Zona Franca prevista dall’art. 14. Il riconoscimento della intera proprietà delle acque alla Regione Valle d’Aosta non pregiudica un successivo accordo con lo Stato per favorire in via prioritaria la distribuzione dell’energia prodotta sul territorio nazionale a normali costi di mercato.

L’ORIZZONTE TEMPORALE E POLITICO DELLA RICONQUISTA AUTONOMISTA

Per ridare ossigeno all’Autonomia Valdostana, occorre recuperare l’identità culturale che per tanti secoli ha caratterizzato la civiltà alpina del Ducato e del Regno di Sardegna. Dobbiamo, cioè, risalire alle fonti, riconoscere tutte le tappe dei diritti e dei privilegi acquisiti durante la lunga marcia di Casa Savoia verso l’indipendenza territoriale e verso nuove conquiste proiettate dalla culla di Chambéry  verso il Piemonte e la Penisola Italiana.

Il materiale non manca, perché il patrimonio culturale valdostano è stato costruito positivamente grazie alla fatica di tanti studiosi che hanno saputo salvare memorie e storie, conservando ogni preziosa testimonianza del nostro vissuto secolare. Il problema è spalancare le porte della conoscenza alle nuove generazioni, avvicinare i giovani alle nobili istituzioni culturali e togliere l’ambito stesso della conoscenza da spazi elitari o scarsamente accessibili al grande pubblico.

Sono convinto che per fortificare gli animi verso consapevolezze autonomistiche, che poi sono il riconoscimento di diritti secolari, basta iniziare dal conoscere la storia della Vallée non già in modo succinto, bensì sulla base di una narrazione precisa e di un primo piano su tutti gli sviluppi dei rapporti tra la Francia e l’antico Ducato, sulle origini del potere imperiale concesso al capostipite di Casa Savoia Tommaso I°, sui controversi rapporti tra la Casa regnante Francese ed il Ducato nelle perduranti contese belliche tra le potenze europee della Spagna, della Francia e dell’Impero Austro-Ungarico per il predominio sul continente.

Basterebbe ripercorrere la lunga carriera militare di Eugenio IV° di Savoia al servizio dell’Imperatore Leopoldo I° nelle imprese per fermare l’invasione Turca e l’assalto a Vienna nel 1630, per cogliere gli aspetti concreti di un distacco di Casa Savoia dal destino francese alla ricerca di quella neutralità ed indipendenza che troverà il suo campione in Emanuele Filiberto di Savoia, il Duca di Ferro che nel 1557 – nominato un anno prima da Filippo II° Governatore dei Paesi Bassi Spagnoli - a San Quintino distrusse le armate francesi di Enrico II°, conquistando con le armi la libertà del Ducato e neutralizzando la eventualità di nuove invasioni francesi in Valle d’Aosta, magari favorite dai Challant, ma impedite dall’ottima difesa affidata anche per il Piemonte e per Nizza ad Andrea Provana di Leiny.

Gian Franco Fisanotti

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore