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CULTURA | 16 dicembre 2021, 10:00

L’AUTONOMIA VALDOSTANA E’ UN DIRITTO O UNA CONCESSIONE AI SUDDITI “INTRA MONTES ?”

Appuntamento settimanale del giovedì con Gianfranco Fisanotti sui temi dell'autonomia valdostana, sulla sua evoluzione, sulla sua involuzione, sui personaggi che hanno creato le premesse e su chi non ha saputo valorizzarla

L’AUTONOMIA VALDOSTANA E’ UN DIRITTO O UNA CONCESSIONE AI SUDDITI “INTRA MONTES ?”

l “memorandum” del Presidente Dino Vierin è ampiamente documentato ed articolato sul piano storico, su quello operativo e sul tema attuale della “demanialità” delle acque valdostane. Sono pagine importanti che ricostruiscono il percorso storico-giuridico della questione secolare delle acque, partendo dai diritti del loro utilizzo nel Medio Evo in quanto parte degli “iura regalis” concessi previo il pagamento di un  corrispettivo detto “reconnaissance”. Vi è poi il passaggio dal feudalesimo al sistema moderno con il ruolo storico dei Sindaci valdostani che acquistano i diritti con atti liberatori (affranchissements). Nelle prossime puntate, proseguirà questo “dossier Vierin”  facendo piena luce sul percorso temporale degli acquisti, sulle problematiche aperte dalla legge Madia e dalle norme europee sulla concorrenza e sulle soluzioni per salvare questa piccola, ma fondamentale, risorsa della Vallée dall’assalto dei mercati e della finanza “creativa”. È un’analisi lucida, tecnica, competente ma è altresì un monito a non perdere tempo perché la scadenza del 2029 si avvicina e la competenza statutaria della VDA dovrebbe poter essere allineata a quella esclusiva e primaria vigente nel Trentino Alto Adige. La Valle d’Aosta ha un grande debito di riconoscenza verso il Prof. Dino Vierin.

Mon Président,

Bonjour!

Je Te dérange pour demander Ton avis au sujet de ce passage qui a trait à la question du titre de propriété des eaux. En effet, je ne suis pas certain du fait que pour dépasser la loi Madia il faut forcément mettre en bourse une partie de la CVA, car il s’agit d’une société participée totalement par la Région Autonome du Val d’Aoste. La question se pose, à mon avis, pour la conséquence entraînée par la simple mise en bourse, qui pourrait se traduire dans le fait qu’une Région place sur le marché financier une partie économique de sa propriété.

Une Région Autonome, qui est quand même un organe de l’Etat, pourrait donc renoncer à sa propriété pour “jouer” en bourse avec tous les risques que celà comporte dans la roulette de la demande et de l’offre et en présence de concurrents tout à fait aggressifs?

Et pour finir: quelle disposition d’application – “norma di attuazione” – pourrait résoudre le problème sans mettre en discussion le titre de propriété des eaux?

Merci pour Ton attention!

Je Te prie de bien agréer l’expression de mes sentiments distinguées.

Fisanotti

VOICI LA RÉPONSE DU PRÉSIDENT VIERIN

« La Compagnie valdôtaine des eaux, la plus importante et performante entreprise valdôtaine, est le résultat et constitue, aujourd’hui, l’aboutissement d’un long parcours, d’une longue histoire toute valdôtaine – l’histoire de ses eaux - qui, au cours des siècles a marqué le Pays d’Aoste.

Elle est, à cet égard, un symbole.

Par conséquent, au moment même où des décisions importantes concernant le futur de CVA doivent impérieusement être prises, elles ont des implications et une signification la dépassant pour s’inscrire dans la liste des choix les plus marquants de l’histoire de la communauté valdôtaine tout entière.

Il s’avère, pourtant, indispensable de bien en saisir les enjeux et les retombées.

Et, pour ce faire il est, tout autant nécessaire de bien connaître le dossier sous toutes ses facettes, y compris son évolution au cours des siècles. Et ce, tout en sachant que celui qui ignore l’histoire, non seulement n’a pas de passé, mais il n’a pas non plus de futur. C’est en effet en tirant des leçons du passé que nous pouvons mieux concrétiser le présent et penser au futur.

IL PERCORSO STORICO-GIURIDICO DELLA QUESTIONE DELLE ACQUE

Il mio compito è, pertanto, quello di illustrare, in modo sintetico, il percorso storico-giuridico della questione delle acque e di illustrare, in tale contesto, gli scenari possibili in cui, in prospettiva, collocare la CVA.

E ciò, con una finalità informativa-formativa, per dare a tutti la possibilità di approfondire l’argomento e di disporre dei necessari elementi di conoscenza e di giudizio. Elementi utili, oltreché sul piano personale, anche per meglio consentire al sindacato, al SAVT, di prendere, in merito, una decisione ponderata.

Senza, nella mia veste odierna, una presa di posizione precisa. E ciò, pur esprimendo peraltro, quali elementi di preoccupazione, di stimolo e di sollecitazione,delle considerazioni, dei timori e delle opinioni personali.

Le acque sono la principale risorsa naturale della Valle d’Aosta nonché un elemento imprescindibile e per l’insediamento umano in un ambiente alpino e per il suo mantenimento.  I problemi connessi al loro utilizzo sono stati determinanti nella storia della Valle d’Aosta, costituendo il patrimonio idrico una risorsa essenziale e strategica per il suo sviluppo economico e sociale.

Strabone, storico e geografo romano, contemporaneo degli eventi, narra che i “Salassi utilizzavano,per le loro terre e miniere d’oro, le acque della Valle, sottraendole in tal modo ai latifondi della sottostante pianura. Ciò causava frequenti litigi e anche guerriglie sanguinose. Tale fu il pretesto invocato dai Romani per ingerirsi nel territorio dei Salassi”.

Versione senza dubbio incompleta rispetto alle ragioni della conquista romana, ma che evidenzia come la “questione delle acque” avesse comunque un rilievo già in tale epoca e che mette in risalto aspetti economici ed interessi della pianura che ritroveremo nuovamente nel periodo 1943-1948, periodo cruciale per la natura e la configurazione della nostra autonomia.

I DIRITTI DI UTILIZZO DELLE ACQUE NEL MEDIO EVO

Nel Medio Evo, i diritti di utilizzo delle acque erano di competenza, erano riservati all’Imperatore facendo parte dello “iura regalis”. Tali diritti, nella pratica, erano delegati, attribuiti ai signori locali, che li esercitavano in virtù dell’investitura feudale concessa dal Sovrano. Gli stessi diritti, di natura fiscale, erano poi concessi alle comunità locali ed ai privati contro il pagamento di un corrispettivo chiamato “reconnaissance”.

Ed è grazie a queste concessioni ed alle forme di gestione comunitaria, tipiche della concezione organicistica del mondo medioevale in cui il soggetto titolare della cosa pubblica non aveva natura individuale, bensì collettiva, che sono state realizzate opere imponenti, una vera e propria rete di Rus attraverso la Valle. (Rus Courthod, Champapon, Baudin, Prévôt, Pompillard, Chavacour, Ru de By, Ru Neuf, Ru Bourgeois.)

Gian Franco Fisanotti/ascova

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