A causa della pandemia la Valle d’Aosta, così come il mondo intero, sta vivendo uno dei periodi più difficili della sua storia. Nicola Rosset, Presidente della Chambre, ha chiuso il suo intervento esprimendo la speranza che presto possiamo lasciarci alle spalle un flagello che va oltre alla nostra immaginazione. Presidente, ci crede convintamente?
“Certamente non sarà una sfida facile, ma, proprio da imprenditore, mi piace pensare che è dai momenti più difficili che possono nascere i grandi cambiamenti e i momenti di crescita”.
E come?
“Se c’è una cosa che, personalmente, ritengo di aver imparato da questa emergenza è la profonda necessità di lavorare insieme, di fare squadra”.
Ma questa sua convinzione è da decenni che caratterizza la sua azione; pensa che ora venga recepita concretamente?
“Direi che oggi, quella che lei definisce mia convinzione, è una necessità comune. Si tratta dell’esigenza di mettere da parte i personalismi per puntare ad un obiettivo comune che, pur tenendo nella giusta considerazione le necessità di tutti, possa rappresentare un fine superiore ed in grado di costituire un beneficio generale”.
Il 2020 è stato un anno che ha profondamente segnato la nostra economia e che avrà certamente conseguenze anche per i mesi a venire. Ma i dati epidemiologici ci parlano di una situazione sanitaria che, grazie soprattutto alle vaccinazioni, sta iniziando a migliorare, ma il fatto stesso che questo appuntamento non si svolga nella tradizionale formula in presenza indica che la situazione non è ancora risolta. E la Valle è una zona già di per sé svantaggiata. Ne uscirà?
“Purtroppo, in un contesto di generale e diffusa difficoltà, la montagna si è trovata a pagare un prezzo molto alto in termini economici probabilmente anche a causa di una scarsa attenzione da parte di chi era chiamato a decidere”.
Cioè?
“Anche solo analizzando i primi sei mesi del 2021, i giorni nei quali la Valle d’Aosta è stata in zona rossa o arancione sono stati oltre il 52%, con le inevitabili conseguenze economiche che ne derivano. Non credo sia quindi eccessivo dire che ci sarà un prima del covid e un dopo Covid, proprio per le profonde trasformazioni che questa emergenza sanitaria comporterà a livello sociale, ma anche produttivo ed imprenditoriale”.
Presidente, Le ha detto che questa emergenza, con le conseguenze sociali ed economiche che ne sono derivate, non ha risparmiato nessuno e nessun settore economico. Cosa intende dire?
“Intendo dire che ci sono stati ambiti che hanno patito le conseguenze immediatamente ed altri che ne sentiranno il peso probabilmente in tempi diversi; penso ad esempio all’aumento dei costi delle materie prime che sta iniziando ora a pesare su certe attività proprio quando si dovrebbe potersi concentrare sulla ripartenza”.
Presidente ha ancora detto che i lunghi mesi di chiusure, le difficoltà economiche, la forte pressione psicologica causata dal diffondersi della malattia, le difficoltà anche comunicative legate ad una diffusione delle informazioni non sempre all’altezza della situazione hanno contribuito ad esacerbare gli animi e, qualche volta, ad alimentare percezioni non sempre oggettive. Ovvero?
“E’ sufficiente guardare il Prodotto Interno Lordo della nostra regione per rendersi cont
o di come quello valdostano sia un comparto economico estremamente eterogeneo e di come sia quindi fondamentale riuscire a ragionare a livello di sistema e non di singoli settori”.
In cosa fonda questa sua determinazione?
“Al 2019 su un valore aggiunto di circa 4,3 miliardi di euro, circa il 20% deriva dall’Industria, il 25% dal commercio e dal turismo, circa il 27% dal settore pubblico, il 27% da attività finanziarie, l’1% dall’agricoltura in senso stretto. In un quadro di questo genere è evidente che tutti i settori sono profondamente legati tra di loro e sarebbe quindi un errore pensare di concentrarsi solamente su uno rispetto agli altri. La filiera del turismo non può fare a meno di quella dell’agricoltura, così come lo stato di salute del comparto delle costruzioni o dell’industria ha inevitabili ricadute anche su quello del commercio”.
La sua ricetta?
“È necessario cercare di superare una tradizionale divisione per settori, cercando di guardare ad un orizzonte più ampio; è’ necessario aiutare le realtà che hanno davvero bisogno, ma dobbiamo anche di favorire la crescita, gli investimenti e la ripartenze di coloro che potrebbero fare da traino per la nostra economia”.
Ma tutto questo come?
“Per fare questo è però necessario avere accesso a dati aggiornati e puntuali, che ci permettano di basare ogni tipo di ragionamento su elementi oggettivi e non su impressioni che rischiano di essere troppo facilmente condizionabili da variabili contingenti”.
E’ per questo che la Chambre ha più volte evidenziato la necessità di giungere alla creazione di un ufficio studi regionale che possa mettere allo stesso tavolo tutti coloro che detengono dati statistici per poter sfruttare al meglio le opportunità derivanti da una puntuale e costante condivisione delle informazioni?
“Certo, perché una base importante di dati è infatti un requisito fondamentale per mettere in piedi iniziative capaci di supportare la crescita delle nostre imprese ma anche la nascita di nuove realtà economiche in grado di fornire il necessario apporto di ossigeno all’intera sistema economico”.
Siamo giunti alle problema della liquidità delle imprese…..
“È un tema fondamentale; la liquidità necessaria a superare il momento di difficoltà, ma anche una attenzione sempre maggiore che dovrà essere destinata alla ricapitalizzazione delle aziende, così come agli investimenti e alla digitalizzazione. Si tratta di strumenti di fondamentale importanza per consentire al nostro sistema imprenditoriale di strutturarsi in maniera più competitiva anche rispetto a mercati più ampi. Basti pensare, per fare un esempio, che in Valle d’Aosta le Società di Capitali attive rappresentano circa il 16% del totale delle imprese, contro una media nazionale di circa il 25% ed una media del Nord Ovest del 27% circa”.
Parliamo di imprese, della nascita delle nuove imprese?
“Una delle principali conseguenze derivanti dalla pandemia sia stata una sorta di cristallizzazione della dinamica imprenditoriale. Al termine del 2020 le nuove imprese sono state 605, contro le 711 del 2019 con una flessione di quasi il 15%. E’ questo un dato, a mio avviso, che deve farci riflettere proprio per l’importanza che un puntuale apporto di nuove energie ricopre per ogni sistema economico”.
L’ incertezza derivante dalla difficilmente prevedibile evoluzione dell’emergenza sanitaria ha rappresentato un forte limite alla voglia di fare impresa, ma dobbiamo anche dire che in Valle d’Aosta esista anche una certa tendenza a puntare più ad un posto pubblico piuttosto che mettersi in gioco nel campo imprenditoriale. Condivide?
“Credo che, in questo senso, il ruolo della formazione sia basilare e che sia quindi necessario lavorare per favorire un dialogo sempre più stretto tra imprenditoria e mondo della scuola. Figure professionali qualificate, ma anche professionisti e nuovi imprenditori rappresentano una esigenza fondamentale per un comparto che rappresenta la vera spina dorsale della nostra economia. Dobbiamo insegnare ai nostri giovani che fare l’imprenditore può essere una esperienza bellissima e rappresentare una occasione unica per realizzare davvero i propri sogni mettendo a frutto il proprio talento”.
Ma si devono creano le condizioni perché fare l’imprenditore sia anche economicamente remunerativo…
“Digitalizzazione dei servizi, snellimento delle pratiche, incentivi e revisione del sistema fiscale sono le sfide che dovremo essere capaci di vincere per fare in modo che i giovani tornino a fare impresa”. In conclusione? “Penso che quelli trattati siano temi sui quali saremo chiamati a confrontarci anche in futuro e che, come già detto in precedenza, ci obbligheranno a modificare in maniera anche radicale abitudini e metodi di lavoro”.
Grazie.













