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AMBIENTE | 29 maggio 2018, 17:01

Famiglia di Cogne fa causa all’Europa per i danni subiti dai cambiamenti climatici

Legambiente: “Target Ue di riduzione delle emissioni di gas serra al 2030 inadeguato alla tutela dei cittadini. Sosteniamo l’azione legale delle famiglie colpite contro Parlamento e Consiglio europei”

I coniugi Elter che hanno fatto causa all'Europa per i cambiamenti climatici

I coniugi Elter che hanno fatto causa all'Europa per i cambiamenti climatici

La famiglia Elter, vive a Cogne, località considerata la piccola capitale del Parco Nazionale del Gran Paradiso nelle Alpi italiane, produce alimenti biologici locali e gestisce un piccolo bed & breakfast, completamente dipendente dal turismo e in particolare dalle famose opportunità di arrampicata su ghiaccio della regione. La famiglia non è solo testimone dello scioglimento dei ghiacci, ma anche di cambiamenti significativi della temperatura.

Il padre Giorgio, ingegnere forestale, sta osservando l'aumento della temperatura e spiega che le erbe e le piante regionali esclusive di altitudini superiori ai 1500 metri non fioriscono più o fioriscono troppo presto a causa dell'aumento delle temperature. Poiché le sementi e le colture locali utilizzate dalla famiglia sono molto sensibili all'aumento della temperatura, la famiglia ha registrato un calo della produzione, oltre a maggiori costi di produzione, quantificabili come una perdita compresa tra il 20 e il 30% delle entrate.

Anche la loro attività alberghiera, che dipende dall'arrampicata su ghiaccio, è a rischio, perché qualsiasi alterazione della temperatura rende pericolosa l'arrampicata su ghiaccio.La famiglia Elter con tante altre famiglie vedono le proprie vite messe a rischio dagli impatti dei cambiamenti climatici, dentro e fuori dall’Europa, si sono rivolte alla Corte di Giustizia europea contro il Parlamento e il Consiglio europei, per denunciare l’inadeguatezza del target di riduzione delle emissioni climalteranti al 2030.

Tra le famiglie ricorrenti anche quella di Giorgio Elter, che ha raccontato la sua esperienza e la sua storia questa mattina a Torino nel corso di una conferenza stampa presso la sede di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, a cui sono intervenuti anche il vicepresidente nazionale di Legambiente Edoardo Zanchini, il presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta Fabio Dovana e Barbara Pozzo, professore ordinario Dipartimento di Diritto, Economia e Culture dell’Università degli Studi dell'Insubria.

L’azione legale della famiglia Elter è infatti sostenuta da Legambiente, che è membro di Climate Action Network Europe. “L’Italia sta facendo troppo poco, e troppo lentamente, per ridurre le sue emissioni di CO2, come dimostrano i dati che riportano addirittura un aumento nel settore energetico -hanno dichiarato Edoardo Zanchini e Fabio Dovana, rispettivamente vicepresidente nazionale di Legambiente e presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Dobbiamo rafforzare l’azione per il clima e innalzare gli obiettivi UE 2030 in coerenza con l’accordo di Parigi. Legambiente sostiene pienamente l'azione legale della famiglia Elter, che può aiutarci a mobilitare i cittadini e a esercitare una crescente pressione sui governi affinché adottino politiche ambiziose in materia di clima ed energia e perché l’Europa diventi un esempio internazionale. Siamo spesso abituati a pensare alle conseguenze dei cambiamenti climatici come a qualcosa di molto lontano nel tempo e nello spazio, ma le storie di queste famiglie fanno ben comprendere come gli effetti del surriscaldamento del Pianeta siano molto attuali e vicine a noi”.  

Le 10 famiglie che stanno facendo causa all'UE provengono da Germania, Portogallo, Romania, Francia, Italia, Svezia e da altri paesi non europei e ritengono che la riduzione delle emissioni nazionali di gas serra di un minimo del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030 sia inadeguato a far fronte alla concreta necessità di prevenire il rischio climatico e insufficiente a proteggere i loro diritti fondamentali di vita, salute, occupazione e proprietà.

Esse sostengono che, a fronte di quanto sancito dal diritto europeo e internazionale, questo obiettivo di riduzione sia troppo basso; sottolineano che l’Unione ha il dovere legale di non causare danni e di proteggere i diritti fondamentali dei suoi cittadini. Nel consentire ulteriori emissioni e non esercitando il proprio potere decisionale al meglio delle possibilità, la Ue sta invece ledendo i loro diritti fondamentali.

Chiedono alla Corte di sancire che la questione del cambiamento climatico ricade nella sfera dei diritti umani e che la Ue ha la responsabilità di proteggere i loro diritti, quelli dei loro figli e delle future generazioni.

red. cro. - legambiente

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