Nel 2013 un lavoratore della sede di Verres (Aosta) della Lavazza si infortunò cadendo dalla scala su cui era salito per mettere rimedio al malfunzionamento del sensore di un silos. L'uomo riportò lesioni guaribili in 138 giorni. La Cassazione ha confermato la condanna a 15 giorni di reclusione (convertiti in 3.750 euro di multa) pronunciata il 3 luglio 2017 dalla Corte d'appello di Torino per P.O., il direttore dello stabilimento.
Il difensore (l'avvocato Gian Paolo Zancan) aveva presentato ricorso facendo presente, in primo luogo, che nel corso del processo era stata accertato che, a Verres, la struttura organizzativa, gli impianti e i dispositivi erano adeguati alla tutela della salute e della sicurezza. Inoltre aveva sottolineato che P.O. (come confermato dalle testimonianze) fu portato a conoscenza del difetto al sensore, risalente a più di un anno prima, solo dopo l'incidente.
L'operaio - un esperto torrefattore con mansioni di controllo degli impianti di tostatura - salì sulla scala a pioli perché doveva provvedere al malfunzionamento dell'apparecchio, situato a 3.80 mt, con un reset di tipo manuale. Un intervento che ormai era diventato di prassi per non interrompere o allungare i tempi del ciclo produttivo.
Nella sentenza si legge che il fatto che P.O. non fosse informato "è del tutto ininfluente". Secondo i giudici, il direttore avrebbe dovuto disporre dei controlli, verificare che fossero svolti e, in ultimo, "esigere dal servizio di manutenzione una puntuale e costante informazione". "Siamo di fronte - scrivono gli Ermellini - a un soggetto, investito formalmente della posizione di garanzia, che non si pone in condizione di conoscere non un comportamento estemporaneo di un lavoratore imprudente, ma una pericolosa prassi operativa che andava ormai avanti da tempo, e sopperire al malfunzionamento di un macchinario che la normativa gli imponeva di far sottoporre a manutenzione".
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