Era il 2 agosto quando il vicesindaco di Aosta Alberto Follien aveva assicurato “il taglio immediato, entro un giorno, delle erbacce che deturpano le tombe del Cimitero di Sant'Orso".
Di giorni ne sono trascorsi 27, quasi un mese insomma, e l'erba ha raggiunto e superato l'altezza d'uomo, nello storico cimitero che ospita numerose personalità della cultura, della scienza e della politica valdostana, decedute tra la prima metà dell'Ottocento e i primi decenni del Ventesimo secolo. Non solo le erbacce e le sterpaglie non sono state tagliate, ma nemmeno sono stati rimossi alcuni calcinacci e utensili finiti in mezzo alle illustri lapidi chissà quando e come, visto che ormai sono mesi che nessuno varca più il cancello del cimitero, realmente in stato di inspiegabile abbandono.
Lungi dal divenire meta di visite turistico-culturali, come promesso meno di un anno fa dall'Amministrazione comunale, quest'estate il cimitero di Sant'Orso non è stato aperto neanche in occasione di avvenimenti particolari, come ad esempio l'inaugurazione della Foire d'été.
Intanto però si è riusciti a inauguare la prima porzione del 'museo a cielo aperto', sei statue di artisti valdostani disseminate in luoghi caratteristici della città, alcune delle quali dedicate a un Santo rappresentativo di Aosta. Nel percorso storico-religioso è stato dimenticato Sant'Orso, nonostante l'importanza mai negata del cimitero a lui dedicato, e nonostante porti il suo nome la Fiera più importante e antica della Valle, anzi forse d'Italia.