C'è un filo resistente e ostinato che attraversa le valli piemontesi e risale i secoli: è quello della memoria valdese, della lotta per la libertà di coscienza, della dignità dei perseguitati. Sabato 26 luglio, alle ore 21, nella Sala Valdese di Ruata, a Pramollo, quel filo si fa teatro con lo spettacolo “Barbet: E venne il tempo della libertà”, portato in scena dal Gruppo Teatro Angrogna, in collaborazione con il Concistoro.
Il titolo è già un inno. Il termine “Barbèt” richiama le figure leggendarie dei resistenti valdesi che, tra il Seicento e l’Ottocento, vissero e combatterono per la libertà religiosa e civile, in un tempo in cui essere diversi significava essere perseguitati. Ma “venne il tempo della libertà” non è una conclusione: è una conquista che si rinnova, che si racconta, che si fa carne e voce attraverso le interpretazioni di Marisa Sappé, Maura Bertin, Grazia Bordini, Jean Louis Sappé e Renato Peraldo, con luci e suoni curati da Marco Rovara ed Erica Malan.
L’ingresso è libero, come dev’essere ogni gesto che ha a che fare con la memoria viva, partecipata, collettiva. Perché i Barbets non sono solo un capitolo di storia: sono un grido che continua a interrogare le nostre democrazie stanche, un monito contro ogni forma di esclusione e intolleranza. Il testo dello spettacolo, già portato con successo in Val Pellice, a Cavour, a Torino e a Firenze, è una narrazione potente e poetica che mescola narrazione, canti, e dialoghi dal forte impatto emotivo.
Il Gruppo Teatro Angrogna, storica compagnia nata nel cuore della cultura valdese, da decenni lavora per tenere viva la memoria di un popolo minoritario, ma mai marginale, che ha saputo trasformare l’emarginazione in forza culturale, l’esilio in cammino, la fede in resistenza. E oggi, in un’epoca che ha smarrito il senso della storia e spesso confonde libertà con individualismo, lo spettacolo invita a ritrovare il valore della comunità, della scelta, del coraggio.
“Barbet” replicherà, salvo imprevisti, il 1° agosto a Rorà in Val Pellice e il 3 agosto a Maniglia in Val Germanasca. Occasioni per continuare a seminare cultura della memoria, dove la storia non è polvere d'archivio, ma seme di futuro.













