A un passo dalla pensione, dopo aver compiuto 80 anni e averne trascorsi dieci alla guida della Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori, il Cardinale Sean O’Malley, arcivescovo emerito di Boston, firma il primo rapporto annuale della Commissione. Un rapporto che sarà modello per i rapporti che verranno, ma anche unico nel suo genere, perché mette insieme il lavoro di dieci anni, delinea quella che si pensa debba essere una “cultura della salvaguardia”, mette in luce sfide e opportunità sul tema della prevenzione degli abusi.

È ferma convinzione dei membri della Commissione – scrive il cardinale O’Malley nel rapporto – che tutto il popolo di Dio, e specialmente i leader della Chiesa, siano stati chiamati per lavorare verso due obiettivi: una Chiesa che è sicura dagli abusi al suo interno, e una Chiesa che è efficace contro gli abusi e difende la dignità dei bambini e degli adulti vulnerabili nel mondo”.

In conferenza stampa, O'Malley parla poi di due periodi della Chiesa. Il primo, "vissuto ininterrottamente per quasi 40 anni come Vescovo", che ha riguardato l'ascolto di "potenti testimonianze del tradimento che si prova quando si subisce un abuso da parte di una persona in cui si è riposta fiducia, e delle implicazioni che tale abuso comporta per tutta la vita".

Le storie delle vittime, cui il cardinale si dice "grato", mostrano "un periodo privo di affidabilità, in cui i leader  della Chiesa hanno tragicamente deluso coloro che siamo chiamati a pascere", ma anche "un periodo anche privo di professionalità, in cui i leader della Chiesa hanno preso decisioni senza attenersi alle politiche, alle procedure o agli standard di base per la tutela delle vittime".

Dopo questo "periodo buio", in cui "la sfiducia ha ostacolato la capacità della Chiesa di essere testimone di Cristo", arriva il secondo periodo, "che stiamo cominciando a vedere prendere forma in molte parti del mondo, in cui la responsabilità, la cura e la preoccupazione per le vittime cominciano a fare luce sull'oscurità. È un periodo in cui esistono solidi sistemi di denuncia che ci permettono di ascoltare e rispondere alle vittime, con un approccio informato sui traumi. È un periodo in cui i protocolli di gestione del rischio e la supervisione informata promuovono ambienti sicuri. È un periodo in cui la Chiesa fornisce servizi professionali di accompagnamento delle vittime, come impegno per il viaggio verso la guarigione. È un periodo in cui tutti coloro che svolgono un ministero e lavorano nella Chiesa ricevono la formazione e l'addestramento necessari per promuovere una cultura della tutela. È un periodo in cui la Chiesa abbraccia pienamente il suo ministero di salvaguardia".