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Camminar pensando | 06 febbraio 2023, 08:30

LA TECNOLOGIA CI SALVERA’

QUARTA PARTE - Ogni volta che usciamo dal conforto della nostra casa per esperire l’emotività del camminare in montagna o in qualsiasi altro contesto motivati da una visione intimistica, se non addirittura filosofica, potrebbe esser buona norma farci contaminare il meno possibile da quella tecnologia che, come si usa ormai dire abitualmente," salverà il mondo"

Camminare in Valsesia (ph. Mauro Carlesso)

Camminare in Valsesia (ph. Mauro Carlesso)

Travolti in ogni istante della nostra quotidianità da GPS, tracce e mappe da scaricare, informazioni e relazioni dai dettagli ridondanti rintracciabili sul web rischiamo, altrettanto quotidianamente, di perdere il romanticismo, l'istinto, l’umiltà e soprattutto l’atto liberatorio implicito nel camminare. È infatti proprio camminando che oggi più che mai possiamo cercare ed applicare la libertà dall’omologazione sociale nella quale capita di restare intrappolati ed alla quale spesso rischiamo di assuefarci.

Ma se solo provassimo a cercare una liberazione da questo intorpidimento potremmo provare, salendo in montagna, ad inseguire quelle sensazioni sopraffine, immateriali ed inedite, da non ridurre banalmente a semplici traguardi (una vetta, un colle etc) ma che segnino, passo dopo passo, quell’anelito di ricercata libertà dall’oppressione materialistica.

È nella biografia di Primo Levi che si trovano tracce eloquenti in merito a questo afflato liberatorio dell’andar per montagne. Ai tempi dell’università Levi ed il suo compagno Delmastro, salivano le montagne certamente per passione ma soprattutto per evadere da quella società nella quale non riuscivano più a specchiarsi. Era lassù tra le vette che “tornavano a respirare e godere del privilegio di essere ancora padroni del proprio destino”.

E proprio questo ideale di “padronanza” ho potuto apprezzarlo camminando in montagna con il solo supporto delle carte del territorio e di eroiche guide cartacee. Queste ultime, soprattutto in passato, erano assai parche di dettagli regalando momenti di vera padronanza del proprio destino! l'itinerario era descritto in maniera sintetica lasciando al camminatore tutto il fascino della ricerca del percorso e lo stupore dei luoghi che sulla carta venivano soltanto accennati e che unitamente ai radi segnali sul terreno suscitavano nel camminante l’emozione della scoperta.

Strumenti di cammino, vecchi e consunti… (ph. Mauro Carlesso)

Ma tutto cambia ed anche le carte e le guide si sono arricchite di maggiori dettagli e sul terreno le segnaletiche, con grande sforzo economico, si sono moltiplicate (in certi luoghi, lasciatemelo dire, anche troppo.) Sulle nuove guide, sia cartacee che interattive, sono comparsi i chilometri quando in montagna le distanze e soprattutto i dislivelli, si sono sempre misurati col tempo: lo stesso tempo che misura la vita degli esseri umani fatta di ore in luogo di chilometri.

Sono comparse le informazioni sulle coperture telefoniche assurte a "compagni di cordata virtuali". Sapere ancor prima di uscire di casa che dalla cima della montagna potrai telefonare, mandare foto, condividere sui social la giornata rassicura e quasi emoziona come confrontarsi con un compagno di avventura in carne ed ossa.

È comparsa la geolocalizzazione che come un mantra contemporaneo, ci consente di sapere sempre dove si è: quasi un malcelato bisogno di sentirsi qualcuno anche in mezzo ai monti come nell'entourage della propria famiglia o tra gli amici se non addirittura in una società dove capita sovente di sentirsi inadeguati. Si potrebbe quasi pensare che ciò non sia altro che la contestualizzazione del sentimento di Primo Levi ma non è così. Semmai ne è il contrario perché mettendo al centro del nostro percorso la nostra posizione satellitare, rischiamo di allontanare quel senso di umana solitudine che spesso costituisce la base motivazionale di certi cammini, di certe escursioni, di certe salite in montagna: in fondo si va lassù, in quei luoghi immensi spesso ostici per osservare dall’alto, scevri da ogni condizionamento e proprio per questo con occhi più nitidi e lucidi, la nostra discutibile realtà quotidiana.

Scendevo dall’amata e paciosa montagna quando incontro un signore con un brioso cane al seguito. Era una giornata dal cielo velato da nuvole grigie, frastagliate e tese, una giornata piuttosto fredda e poco invitante per frequentare i monti. Era altresì un giorno lavorativo quindi incontrare qualcuno era un’occasione piuttosto rara. Il tipo, piuttosto agée e presumibilmente mio coetaneo (spiegando in tal modo la libertà dal lavoro) dopo il cordiale saluto di rito, qualche carezza complimentosa al cane e quattro chiacchiere sulla giornata inclemente mi chiede conto dei luoghi, dei sentieri etc. etc. Io fornisco con piacere le informazioni richieste e provo a dispiegare la cartina della zona che porto sempre con me quando l’anziano coetaneo con un garbato cenno della mano mi ferma e mi dice che i luoghi, pur essendo forestiero, li conosce bene dalle tracce che ha scaricato la sera prima sul suo Smartphone. Io lo guardo compiaciuto. Mi complimento con lui per il passaggio evolutivo che io stento ad attuare e con aria divertita ripiego con le consuete complesse manovre il grande foglio di carta, lo stesso foglio che il mio interlocutore, moderno homo sapiens, ha saputo prodigiosamente infilare in quei pochi centimetri quadrati dello Smartphone con un semplice touch.

Come detto, in questo moderno contesto antropologico il GPS mi sembra certamente strumento di apprezzabile evoluzione ma in certi ambiti, come quello dell’andar per monti mi par più uno strumento di allontanamento dal sentimento intrinseco del camminare.

Con la traccia scaricata sullo smartphone rischi di muoverti tra i monti senza intuito, senza motivazione senza l’affabulazione di chi precedendoti ti ha narrato il percorso in modo avvincente. In montagna col GPS si rischia di sentirsi come intrappolati nell’abitacolo di un’auto ad ascoltare una voce che ti dice dove andare vaporizzando il desiderio di “padronanza”. Parrebbe allora che la montagna, ma come anche un’alzaia del fiume, un’invernale battigia solitaria, un bosco intricato e misterioso od infine un comune viale alberato inondato di luce serotina, con l'uso di questa totemica tecnologia smettano di essere luoghi ben precisi e connotati, per diventare luoghi come tanti altri da vivere superficialmente ed in modo frettoloso.

“Alzando gli occhi al cielo, inseguendone i movimenti, rasentando i muri, attraversando un giardino, entrando in un negozio, leggendo un manifesto. Camminare non è correre, non è competere…Camminare è, semmai assecondare un bisogno di rallentamento, di pacatezza, di riduzione di ogni frenesia…”

E ha ragione il filosofo Duccio Demetrio. Anche camminare lungo le strade, i vicoli, le viuzze della città senza correre consente di allargare il pensiero ad orizzonti piacevoli ed allontanare, od alleviare, pensieri sfavorevoli. È capitato anche a me.

Nell'attesa di entrare nel nosocomio per farle visita o nell'attesa che si completassero le pesanti terapie, ho camminato per ore e giorni nel labirinto della città scoprendone mirabili chiese e castelli, monumenti, palazzi, musei ed angoli reconditi dalla pregevole urbanistica che per gli automobilisti ed i frettolosi rimarranno per sempre inesistenti.

L’alzaia lungo il Ticino a Sesto C. (ph. Mauro Carlesso)

In conclusione parrebbe allora che affidarsi a tecnologiche istruzioni in luoghi dove la propria esperienza fisica, intellettuale ed emotiva debba ricoprire il ruolo primario di libertà e padronanza, diventi una comodità superflua se non addirittura ingombrante e fuori luogo. 

E allora solo ammorbidendo l’uso sfrenato della tecnologia ritengo sia ancora possibile inseguire quell'esigenza di libertà e padronanza del proprio destino della quale si nutriva Levi, un’esigenza innata della quale tutti abbiamo bisogno e che si esplica indifferentemente ogni qualvolta si sale una montagna solitaria, si percorrono brulicanti strade cittadine o commoventi viali alberati.

(ph. Mauro Carlesso)                                                    4 - SEGUE

Mauro Carlesso Scrittore e camminatore vegano

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