Dicembre.
Più precisamente vigilia di Natale. Giornata fredda e fulgida.
Sto andando in montagna.
Una cima appena qui sopra il lago, dal facile e veloce accesso. La meta ideale per assaporare quel che accade.
E così accade che sono le dieci quando, zaino in spalla, mi appresto ad avviarmi lungo il sentiero.
Il sole invernale è radente e la facciata della chiesa del paese ne risulta illuminata invitandomi ad entrare. Ne varco così la soglia. È una chiesa non troppo piccola e non troppo grande. Nessun fedele. È vuota. Non proprio. Un solitario organista sta provando e non si risparmia nel suonare riempiendo l’aria. Quell’aria che si può vedere attraverso il pulviscolo illuminato dai raggi del sole provenienti dal rosone ad oriente.
Tra i banchi, indifferente o forse abituata al suono dell’organo, c’è anche una donna tutta infagottata che fa le pulizie. Si muove silenziosa. Non me ne sarei nemmeno accorto se non fosse per l’odore della cera che passa sui banchi. L’odore di miele, che riporta all’infanzia, alla spensieratezza, alle giornate domenicali e di festa, è talmente penetrante che lo inalo a pieni polmoni.
Tutto ciò mi pervade di emozioni, tanto che mi par quasi di barcollare. E allora mi appoggio al banco con i palmi delle mani e, nonostante la temperatura rigida anche dentro la navata, il banco lo avverto caldo, lucido ed accogliente.
E accade allora di stupirmi di quanto poco ci voglia per apprezzare ben quattro sensi contemporaneamente: l’udito, con le vibrazioni dell’organo, la vista, con la percezione dell’aria, l’olfatto, con il penetrante odore di cera, il tatto attraverso il legno del banco.
All'appello manca il gusto che in questa rassegna sensoriale troverà domani, per chi lo vorrà, nell'apoteosi della festa per antonomasia, la sua sacra manifestazione.
Sacra perché sarà proprio il contatto della lingua con l'ostia a suggellare l'ennesimo miracolo della vita che si rinnova quotidianamente con i suoi cinque sensi costantemente attivi a ricordarci che sempre, in ogni momento è Natale, che ogni momento è una nascita da celebrare.
E domani che sarà Natale questa chiesa ora vuota, non troppo piccola e non troppo grande, si colmerà di uomini e donne e si eleverà a sontuosa cattedrale, trasformando le sue navate nella cassa di risonanza dei cinque sensi che Dio ha donato agli esseri umani lasciando che sia loro cura accorgersene, goderne e stupirsi come amava ricordare il cardinal Ersilio Tonini: "Dobbiamo riappropriarci della capacità di stupirci, come fanno i bambini quando, per diventare grandi, si incantano di fronte ad ogni scoperta..."
Pieve di San Martino di Gattico (ph. M. Carlesso)
E allora non è forse proprio Natale il giorno in cui lo stupore dovrebbe inondare le coscienze degli uomini affinché, magari anche attraverso Dio, riscoprano il miracolo di quell'inarrestabile evoluzione che permea il mondo del quale gli stessi uomini fanno parte?
Ed io, domani che sarà Natale, dove sarò a sperimentare quel che accade ai miei sensi: qua dentro in questa affollata cattedrale ai piedi della montagna o solingo sulla sua cima, cattedrale naturale dalle navate alte fino al cielo?
Per ora esco dalla chiesa luminosa e mi incammino sul sentiero con gli occhi ricolmi di stupore ed il cuore gonfio di ringraziamento a quel Dio che mi ha donato i sensi necessari per sentirlo accanto mentre arranco, solitario e silenzioso, verso l’altrettanto luminosa cima della montagna.
Raccoglimento in S. Maria dei Miracoli -Milano- (ph. M. Carlesso)