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ATTUALITÀ | 29 ottobre 2021, 11:00

Castelpietra o Rocca Pietra, un minicerchio perfetto

Escursioni in Val di Susa a cura di Lodovico Marchisio

Castelpietra o Rocca Pietra, un minicerchio perfetto

Non esistono solo le grandi montagne, le mete massacranti, perché quando tutte queste ti vengono precluse da un incidente di percorso o da qualsivoglia altro motivo, per non fermarti del tutto, il tuo occhio comincia a spaziare per posarsi su piccole cime come quella che qui vi propongo: “Castelpietra” o “Rocca Pietra”, un minicerchio perfetto con l’apice a quota 561 m. Piccola cuspide rocciosa che da un lato è un ex – cava abbandonata ed è proprio da qui che si svolge l’itinerario più insolito e interessante.

Quest’inconsueto itinerario non lo trovate segnalato da nessuna parte ed è proprio per questo motivo, che è ancora più accattivante. Per raggiungere la base basta seguire la strada provinciale 24 del Monginevro (SP 24), che è un'importante via di comunicazione e una delle due arterie (l’altra è la SS25) che percorrono la Valle di Susa. Poco prima di Susa sulla sinistra, per chi arriva dalla pianura (vedi carta IGC n. 1), spicca questa torre squadrata, isolata rispetto ai retrostanti rilievi.

Il parcheggio si trova presso l’ex stabilimento ora adibito ad abitazioni private, lasciando la SP24 in prossimità della borgata Coldimosso in regione Garelli, dopo la frazione Traduerivi, imboccando Via Castelpietra che in breve vi condurrà al parcheggio su due lati, situato proprio a ridosso del caseggiato sopra indicato.

Da qui inizia il percorso a piedi, varcando un arco, se educati il vostro passaggio non disturba nessuna delle abitazioni, per portarsi subito a ridosso della nostra meta, su un’esile traccia non più ben tracciata né manotenuta,  ma evidente perché corre in diagonale  sopra il cortile delle abitazioni, con qualche ramo spinoso in eccesso, fino a incrociare, in leggera salita, un’altra traccia che si perde nel bosco.

Da qui girare a sinistra (verso di salita) in direzione del salto roccioso terminale che a prima vista sembra precludere ogni passaggio. Si consiglia di portare un piccolo spezzone di corda per assicurare i più sofferenti di vertigini, bambini e anziani. La traccia, sempre ben individuabile, conduce su un pulpito veramente aereo che si affaccia sull’ex cava.

Un’esile cresta rocciosa, di sicuro creata ad arte dai pionieri per poter proseguire, permette di scavalcare l’adrenalinico passaggio traversando in direzione di un evidente albero che toglie la sensazione di vuoto, fin qui avvertibile (15 metri). Da qui proseguire su un erto canalino roccioso con buoni appigli (II° grado) che in 20 metri di piacevole e facile arrampicata, vi conduce su un terrapieno (1 ora circa dal parcheggio, 170 m di dislivello) caratterizzato da un’innocua fascia rocciosa pressoché piana, sulla quale si cammina ora agevolmente e che permette di raggiungere la vasta anticima di inaspettate proporzioni, dalla quale si gode di un panorama considerevole e di un senso d’isolamento strano, vista la breve distanza dal fondovalle.

Si raggiunge l’apice, situato sul bordo più orientale a ridosso delle Case Garelli (direzione per intenderci opposta al parcheggio: fondovalle). Da ogni parte si volga lo sguardo (la cima non è caratterizzata da segni di vetta di alcun tipo), si notano risalti rocciosi, anche se il pianoro sommitale è caratterizzato da un immenso prato che induce a sdraiarsi per godere di quest’oasi idilliaca nascosta dal basso.

Per scendere (che è anche l’unica via escursionistica per poter accedere a questa cima), affacciarsi sul lato sinistro (verso di discesa, quello verso “monte” per intenderci), proprio in prossimità del punto più elevato, dove si nota una traccia ben marcata che traversa verso sinistra in direzione di un impressionate salto roccioso. Non lasciarsi intimidire dall’apparenza, perché la traccia compie un caratteristico “zig-zag” mantenendosi sul lato a monte e scendendo rapidamente tra balze rocciose (da quest’unica striscia, aggirabili)  fino a scendere su muretti a secco, sotto i quali è ben evidente un sentierino che taglia orizzontalmente tutta la montagna.

Per gli escursionisti, che non desiderano godere della parte più esposta di questa cima, scendere sulla traccia che sempre più evidente e ben segnata, conduce verso una stradina di campagna che unisce Case Garelli con “Le Combe” al cui lato vi è possibilità di parcheggio se si decide di salire e scendere da quest’unica traccia escursionistica (EE, ore 1 di salita, 40 minuti in discesa) che vi può condurre in cima.

Se si vuole invece chiudere l’anello e tornare al punto di partenza senza aggirare su stradine secondarie tutta la nostra cima, e soprattutto per chi ama un po’ di emozioni e raggiungere il punto dove si è parcheggiata l’auto per compiere il periplo completo, seguire sulla destra il sentierino incrociato, che degrada traversando in basso tutte le balze rocciose a monte, sino in prossimità di una fattoria con capre. Vi troverete all’interno di un’alta rete di recinzione.

Nessuna paura, perché è l’ultima emozione che vi regala quest’anomala meta. L’unica cosa che non dovete fare è tentare di scavalcare la staccionata, danneggiandola, infatti, il cortese margaro v’indicherà (come ha fatto con noi) di costeggiare la palizzata sin sopra un muretto a secco, ove essa finisce, e dal quale senza entrare nel suo terreno, è possibile, attaccati a un palo della recinzione, aggirarla per pervenire nei pressi del sentiero di salita, sotto la balza finale, dal quale per l’itinerario di ascesa, al contrario, si fa in breve ritorno al parcheggio (ore 2 in totale con tutta calma).

ascova

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