Le cantine sono ancora piene del vino invenduto della scorsa annata, la natura però non si ferma, non sa che un ospite indesiderato sta cambiando i nostri modi di vivere, le viti si stanno risvegliando e vanno curate e assecondate.
La primavera è una stagione che sa trasmettere emozioni e la vigna le mette in evidenza, la natura, dopo un lungo sonno, torna a fare sentire la sua linfa vitale che scorre, il cielo si tinge di una nota più forte, l’aria diventa più tiepida, il verde diventa il colore predominante. La vigna si risveglia dal sonno invernale. Le nostre vigne si stanno ripopolando, i produttori, dopo un inverno passato a coccolare i frutti della scorsa stagione devono programmare i lavori che li porteranno ad un nuovo raccolto, lavorano, sodo, come tutti gli anni.
Se però negli anni scorsi erano accompagnati dall’entusiasmo per i risultati che avrebbero potuto ottenere con le loro fatiche, oggi, come in tutto il mondo economico del resto, sono accompagnati solo da incertezze e dalla speranza che al più presto si possa tornare ad una vita normale che porterebbe anche ad apprezzare i prodotti del loro lavoro. A contribuire a questo scenario è anche l’azzeramento dell’enoturismo, la chiusura dei canali della ristorazione nazionali e internazionali, la chiusura della vendita diretta fisica, i maggiori costi per precauzioni sanitarie, le difficoltà logistiche per la vendemmia, la difficoltà nel reperimento dei lavoratori stagionali, problemi di liquidità, problemi della giacenza dell’invenduto.
Queste sono certezze, certezze di essere in un corridoio buio senza sapere dove si andrà a finire, certezze che tolgono il sonno, disturbano i rapporti e i ristori di cui si fa un gran parlare ma che al momento rimangono parole non saranno sufficienti a portare questa categoria a quei livelli di standard qualitativi che i produttori della nostra regione nel tempo si sono guadagnati, abbiamo bisogno di normalità, quella normalità che porterà serenità nella vita quotidiana.