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CRONACA | 11 gennaio 2018, 17:01

Soldi al medico per ottenere certificati falsi, condannati due ex agenti della Penitenziaria

Il tribunale di Aosta ha sentenziato 2 anni e 10 mesi di reclusione ciascuno a Luciano Superti, 50 anni e Saverio Porcu (53), entrambi residenti in Valle e all'epoca dei fatti in servizio al carcere di Brissogne

Il Palazzo di Giustizia di Aosta

Il Palazzo di Giustizia di Aosta

"Posso annunciare fin d'ora ricorso in Appello contro una sentenza di condanna che ci amareggia e nella quale i miei clienti non si riconoscono affatto". Così l'avvocato del foro aostano Laura Marozzo, che difende i due ex agenti della Polizia penitenziaria accusati dalla procura di Aosta di corruzione e falso ideologico per aver goduto illecitamente di settimane di mutua in virtù dei certificati medici falsi ottenuti pagando 'stecche' da 50 euro allo psichiatra aostano Marco Bonetti.

Per questa accusa il tribunale di Aosta ha condannato a 2 anni e 10 mesi di reclusione ciascuno Luciano Superti, 50 ann,i e Saverio Porcu (53) entrambi residenti in Valle e all'epoca dei fatti appartenenti alla Polizia penitenziaria in servizio al carcere di Brissogne. I giudici hanno inoltre disposto "l'estinzione" del loro rapporto con l'amministrazione della giustizia e li hanno interdetti per cinque anni dai pubblici uffici.

Per la procura Superti aveva dato a Bonetti 50 euro nel dicembre 2016 per ottenere la falsa attestazione di una "ricaduta nello stato depressivo" con cui si era visto riconoscere 45 giorni di malattia "avendone già ottenuti precedenti 165".

Nel novembre 2016 Porcu, con la stessa somma, si era visto riconoscere un "disturbo depressivo ansioso progressivo" con la richiesta di uno "stato di malattia per tre mesi".

Il pm Luca Ceccanti aveva chiesto la condanna a due anni e nove mesi di reclusione per ciascuno. "Non capisco come si possa pensare anzitutto che sia stata fatta una visita psichiatrica seria, poi come possa essere veritiero lo stato di grave depressione", ha detto il magistrato nella sua requisitoria, riferendosi al contenuto di una intercettazione svolta dalla Guardia di finanza, che ha indagato a lungo su Bonetti.

L'avvocato Marozzo ha puntato soprattutto sul passato clinico dei due pazienti, affermando in aula che "già prima della documentazione di Bonetti soffrivano di patologie di questo tipo". In particolare, per uno dei due, l'avvocato Laura Marozzo ha parlato di "cure con psicofarmaci già nel 2001" e della decisione del comandante della polizia penitenziaria, nel 2012, di "togliergli la pistola", oltre alla prescrizione, nel settembre del 2017, di psicofarmaci da parte di un altro specialista.

Su questo fronte, la difesa ha prodotto anche la relazione di un consulente di parte. Riguardo al pagamento di 50 euro a Bonetti, il legale ha spiegato: "I pazienti non possono sapere se lui aveva o meno l'autorizzazione per l'intramoenia. Non possiamo processarli per non aver chiesto la ricevuta".

"Faccio fatica - ha detto in aula il pm Luca Ceccanti - a trovare elementi che mi dicano, nella storia clinica e nelle visite intercettate, che Bonetti fosse davanti a soggetti depressi".

Il filone principale del processo, in cui sono imputati Bonetti e altri sette pazienti - tutti dipendenti pubblici - si svolge con il rito abbreviato e la sentenza è attesa ad aprile (nel frattempo un perito incaricato dal gup sta accertando la veridicità delle diagnosi fatte dallo psichiatra).

Bonetti, medico ex dipendente dell'Usl, è accusato di violenza sessuale nei confronti di sei donne (cinque pazienti e la madre di un'altra assistita), cessione di sostanze stupefacenti (farmaci), truffa, peculato, corruzione, falso. Le indagini furono svolte anche con una telecamera nascosta nello studio del medico, che ne ha immortalato l'attività illecita.

red. cro.

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