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ATTUALITÀ | 13 marzo 2020, 12:23

Il decreto contro coronavirus non è uguale per tutti

Supermercati senza freni vendono di tutto come un bazar e gli alberghi propongono offerte per il prossimo fine settimana

Il decreto contro coronavirus non è uguale per tutti

Come in tutte le vicende della vita, a partire dalla piccola fiammiferaia a cenerentola, la società si divide tra figli e figliastri. Non poteva certo trasgredire la regola il coronavirus fortemente sostenuto da Governo centrale per l’iniquità dei provvedimenti per evitare il contagio e dall’immobilismo del governo regionale nell’applicazione dei provvedimenti.

E così succede che chi ha i soldi e le seconde case si trasferisce dalle residenze abituali e viene a contagiare la Valle d’Aosta, come non bastassero i nostri casi.

Peggio ancora è il comportamento di chi annuncia la chiusura degli alberghi e poi apre le prenotazioni su booking anche per il prossimo fine settimana proponendo prezzi speciali. Che dire poi dei piccoli commercianti, degli esercizi, dei ristoratori e dei negozi di vicinanza e i centri commerciali o gli ipermercati che sfruttando l’interpretazione della legge vendono di tutto e di più. Anche negli ipermercati cosi come in tutti gli esercizi commerciali il decreto prevede che si possano vendere solo generi di prima necessità.

E invece… E invece i supermercati non avendo transennato i reparti di abbigliamento, calzature, giocattoli gli acquisti sono liberi, a danno dei commercianti che hanno dovuto chiudere i loro esercizi, vendono di tutto e di più.

Succede così che un negozio che vende calzature o articoli sportivi nei presi di un supermercato ha dovuto chiudere ma se si attraversa il piazzale si entra nell’ipermercato ed ecco che si trovano e si possono acquistare i medesimi articoli commercializzati dall’esercizio costretto a chiudere.

Insomma il decreto è a maglie larghe e a pagare sono i piccoli. Infatti, il decreto non spiega quali prodotti si possano vendere e quali no.

All'atto pratico, la conseguenza è che diversi esercizi di vicinato chiuderanno, perché i prodotti che vendono non sono considerati essenziali dal decreto, mentre i supermarket e gli ipermercati, restando aperti per la vendita dei generi alimentari, potranno vendere qualunque prodotto, perché non esiste una lista esaustiva di beni di prima necessità.

Resta comunque fermo un punto: in ogni caso deve essere garantita la distanza di sicurezza interpersonale di un metro tra un cliente e l'altro. Restano aperti anche i tabaccai, le edicole, le farmacie e le parafarmacie. Chiusi i mercati, salvo che per le attività di vendita di alimentari.

Per non parlare degli alberghi: i più sfacciati accettano prenotazioni anche per il prossimo fine settimana. Altri furbescamente suggeriscono di contattare la direzione per verificare la disponibilità, altri ancora propongono offerte per il soggiorno. Tutto questo nonostante l’associazioni albergatori abbia proclamato urbi et orbi la chiusura delle strutture e chiesto provvedimenti speciali a sostegno delle aziende in crisi per il coronavirus.

Basta navigare in un sito di prenotazioni alberghiere, primo fra tutti Booking.com e chi deve vigilare si può rendere conto come tanti alberghi accettano prenotazioni. Noi lo abbiamo sperimentato fino al pagamento. E in Valle c’è un’ampia disponibilità.

E’ però possibile che in giornata verranno presi provvedimenti più ristrettivi e che il governo regionale chiarisca questi aspetti come fatto in altre regioni.

pi.mi.

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