n diverse parti del mondo, soprattutto in Africa, la salute viene di fatto «negata» e anziché «un diritto per tutti» si trasforma in «un privilegio per pochi, quelli che possono permettersela». Lo ha denunciato Papa Francesco ricevendo in udienza l’organizzazione Medici con l’Africa - Collegio universitario aspiranti e medici missionari (Cuamm), che da oltre 65 anni lavora in sette Paesi del continente «in favore del diritto umano fondamentale della salute per tutti».
Un diritto basato sulla convinzione — ha affermato il Pontefice durante l’incontro di sabato mattina, 7 maggio, nell’Aula Paolo VI — che la salute «non è un bene di consumo» e che «l’accessibilità ai servizi sanitari, alle cure e ai farmaci» non deve restare «un miraggio» ma va assicurata a livello «universale».In Africa — ha constatato con preoccupazione Francesco — «i più poveri non riescono a pagare e sono esclusi dai servizi ospedalieri, anche dai più essenziali e primari».
Vittime di questo meccanismo di esclusione sono soprattutto le donne in attesa e i piccoli: «troppe mamme muoiono durante il parto e troppi bambini non superano il primo mese di vita a causa della malnutrizione e delle grandi endemie». Proprio in mezzo a questa «umanità ferita e dolente» i medici del Cuamm sono chiamati a testimoniare l’amore della «Chiesa madre che si china sui più deboli e se ne prende cura».
Una Chiesa che non è una «super clinica per vip» ma piuttosto un «ospedale da campo» al servizio dei «tanti feriti e umiliati della storia».
Per il Papa l’Africa ha bisogno di «processi di sviluppo autentici e duraturi», che «necessitano di impostazioni di lavoro serie, domandano ricerca e innovazione e impongono il dovere di trasparenza verso i donatori e l’opinione pubblica». In ogni caso vanno coinvolte le popolazioni, chiamate a diventare artefici del proprio futuro: «vi esorto — ha detto il Pontefice rivolgendosi ai volontari — a mantenere il vostro peculiare approccio alle realtà locali, aiutandole a crescere e lasciandole quando sono in grado di continuare da sole».