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FEDE E RELIGIONI | 05 gennaio 2016, 09:30

Impegno contro l’indifferenza

Impegno contro l’indifferenza

Mettere in pratica, con l’aiuto di Dio, l’impegno preso a capodanno: vincere l’indifferenza e conquistare la pace. È l’esortazione che Papa Francesco ha riproposto all’Angelus del 3 gennaio sulla scia del tema del messaggio per la giornata mondiale.

Rinnovando «a tutti gli auguri di pace e di bene nel Signore» nella prima domenica dell’anno, il Papa ha recitato la preghiera mariana di mezzogiorno con i numerosi fedeli presenti in piazza San Pietro.In precedenza, nel consueto commento alla liturgia del giorno, incentrata su prologo del Vangelo di Giovanni , il Pontefice ha spiegato come la Parola sia «venuta sulla terra affinché noi la ascoltassimo e potessimo conoscere e toccare con mano l’amore del Padre». Eppure — ha fatto notare — lo stesso evangelista «non nasconde la drammaticità della Incarnazione, sottolineando che al dono d’amore di Dio fa riscontro la non accoglienza da parte degli uomini».

In proposito il Papa ha richiamato l’attenzione sul «mistero del male che insidia anche la nostra vita e che richiede da parte nostra vigilanza e attenzione perché non prevalga. Guai a noi — ha ammonito — se lo lasciamo entrare; sarebbe lui allora a chiudere la nostra porta a chiunque altro». Siamo chiamati invece «a spalancare la porta del nostro cuore alla parola di Dio, per diventare così suoi figli». Infatti, ha aggiunto, solo se ascoltiamo «l’invito della santa madre Chiesa ad accogliere questa parola di salvezza, questo mistero di luce, cresceremo nella conoscenza e nell’amore del Signore», imparando a «essere misericordiosi come lui».

Da qui la raccomandazione, «specialmente in questo anno santo della misericordia», di trasformare sempre più il Vangelo in «carne anche nella nostra vita». Anche perché, ha proseguito il Pontefice, accostarsi a esso, meditandolo e incarnandolo «nella vita quotidiana è il modo migliore per conoscere Gesù e portarlo agli altri». Del resto, ha avvertito Francesco, «la vocazione e la gioia di ogni battezzato» dovrebbe essere proprio «indicare e donare agli altri Gesù; ma per fare questo dobbiamo conoscerlo e averlo dentro di noi, come Signore della nostra vita. E lui — ha concluso — ci difende dal male, dal diavolo, che sempre è accovacciato davanti alla nostra porta, davanti al nostro cuore, e vuole entrare».

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