Indicazioni, spunti, suggerimenti e la visione di una Chiesa viva che vive tra la gente, chiamata a sviluppare “una cultura dell’incontro”, emergono nel discorso di Papa Leone che segna la conclusione della 81.ma Assemblea generale della CEI. Il Pontefice parla in un tempo “segnato da fratture” ma nel quale è necessario essere “artigiani di amicizia, di fraternità”. La Chiesa italiana, di cui è primate, è chiamata a percorrere una strada chiara.
Il Papa arriva nella Basilica di Santa Maria degli Angeli intorno alle 9.30, dopo aver reso omaggio alla tomba di San Francesco nella cripta della Basilica inferiore. Un applauso caloroso dei presuli, riuniti in Assisi dal 17 novembre, accompagna l’ingresso del Pontefice che si dirige verso la Porziuncola portando un mazzo di rose gialle e bianche. È un gesto che richiama la tradizione francescana: secondo il racconto, Francesco si gettò su un rovo di rose con spine che miracolosamente caddero; le rose senza spine furono poi portate alla Madonna degli Angeli.
“Sono contento di questa mia prima sosta, seppur brevissima, ad Assisi, luogo altamente significativo per il messaggio di fede, fraternità e pace che trasmette, di cui il mondo ha urgente bisogno”, afferma Leone XIV all’inizio del suo discorso. È un tempo di fratture, sia nei contesti nazionali sia in quelli internazionali, dove emerge un linguaggio segnato da ostilità e violenza, dove si lasciano indietro i più fragili, dove la libertà è messa a rischio dall’onnipotenza tecnologica e dove domina la solitudine.
“La Parola e lo Spirito ci esortano ancora a essere artigiani di amicizia, di fraternità, di relazioni autentiche nelle nostre comunità”, ricorda il Papa. Bisogna ascoltare e armonizzare le tensioni senza reticenze o timori, sviluppando una cultura dell’incontro e diventando profezia di pace.
Nel suo intervento il Papa richiama anche le indicazioni fornite nell’udienza di giugno scorso: annuncio, pace, promozione della dignità umana, dialogo, visione antropologica cristiana. Ora è il momento, osserva, che i vescovi traccino linee pastorali “in uno spirito veramente sinodale”. Invita a dare forma a una “Chiesa collegiale” e ribadisce che non si deve tornare indietro sul tema dell’accorpamento delle diocesi, unendo le forze per rendere le identità religiose più aperte e capaci di affrontare la scarsità di risorse. Il Papa auspica che i presuli formulino proposte sul futuro delle piccole diocesi, così da costruire comunità cristiane “aperte, ospitali e accoglienti”, dove la corresponsabilità sia davvero reciproca.
Nello stesso spirito sinodale, Leone XIV invita a valorizzare le istanze del popolo di Dio e a rafforzare il coordinamento tra il Dicastero per i Vescovi e la Nunziatura Apostolica, così da promuovere una maggiore partecipazione nelle consultazioni per la nomina di nuovi vescovi.
Il Papa richiama poi l’esortazione di Papa Francesco a “imparare a congedarsi” e afferma che è bene rispettare la norma dei 75 anni per la conclusione del servizio degli Ordinari nelle diocesi. Solo per i cardinali, afferma, sarà possibile valutare un’estensione di due anni. Ricorda inoltre l’importanza di non dimenticare la strada del Concilio Vaticano II e dei Convegni ecclesiali nazionali, sottolineando che la Chiesa italiana “può e deve continuare a promuovere un umanesimo integrale”. Un umanesimo che valorizzi la vita, la cura del creato, la cultura della legalità e della solidarietà.
Affrontando il tema del digitale, il Papa invita a non limitarsi a usare i nuovi media, ma a educare a “abitare il digitale in modo umano”, affinché la rete sia davvero uno spazio di libertà, responsabilità e fraternità.
Leone XIV richiama poi la Chiesa a vivere accanto alla gente: “Continuate a stare vicini alle famiglie, ai giovani, agli anziani, a chi vive nella solitudine. Continuate a spendervi nella cura dei poveri”, afferma, ringraziando operatori pastorali, volontari e Caritas. È un invito a un cammino condiviso che lenisca sofferenze e sostenga speranze.
Sul tema degli abusi il Papa raccomanda attenzione ai più piccoli e vulnerabili, affinché cresca una vera cultura della prevenzione. L’accoglienza e l’ascolto delle vittime, ribadisce, sono un tratto autentico della Chiesa che riconosce le ferite e lavora per sanarle.
In chiusura, Leone XIV richiama lo stile sinodale di san Francesco: la scelta della fraternità, cuore del carisma francescano, nasce da una fede intrepida. Il Papa augura che tale esempio ispiri scelte dettate da “una fede autentica”, affinché la Chiesa sia segno e testimonianza del Regno di Dio nel mondo.
Terminato l’incontro con i vescovi, durato circa mezz’ora, il Papa si intrattiene con i francescani della Porziuncola, salutandoli uno ad uno. Confida loro di aver visitato più volte Santa Maria degli Angeli in passato, alla ricerca di pace, e accoglie l’invito a tornare per gli 800 anni della morte di San Francesco.
Dopo la tappa ad Assisi, Leone XIV raggiunge lo Stadio Migaghelli per decollare verso Montefalco, dove celebra la Santa Messa nel Monastero delle monache agostiniane. Si trattiene per il pranzo e rientra in Vaticano nel pomeriggio in elicottero.












