Salvatore Cernuzio – VN
Il tema, scrive, gli sta “molto a cuore”: costruire comunità dove la dignità di ogni persona, specialmente dei minori e dei più vulnerabili, sia tutelata e promossa, e quindi prevenire ogni forma di abuso. Papa Leone XIV invia un lungo messaggio ai partecipanti al workshop, promosso dalla Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, al via a Roma da oggi fino al 19 novembre. Un’iniziativa che riunisce rappresentanti di diverse conferenze di religiosi e religiose e numerosi istituti di vita consacrata, apostolica e contemplativa, provenienti da venti nazioni, con una presenza anche del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica.
È la prima tappa di un percorso di ascolto, comprensione e accompagnamento reciproco che Tutela Minorum vuole avviare, in vista anche della pubblicazione del terzo rapporto annuale, dove al centro ci sarà proprio la vita delle comunità religiose, luogo talvolta di abusi di coscienza, di potere e anche sessuali, a causa di relazioni non sane o di un mancato discernimento comunitario, come evidenziato oggi dai relatori nel workshop. La condivisione di domande e necessità, di pratiche, esperienze dirette e vita reale, vuole quindi essere un tassello per costruire comunità che tutelano la dignità.
La dignità che, afferma Papa Leone nel suo messaggio letto – dopo un momento di musica e preghiera – in apertura della prima sessione che si è svolta nel Palazzo Maffei Marescotti, è dono di Dio, che ha creato l’essere umano a propria immagine e somiglianza. La dignità non è qualcosa che si ottiene per merito o per forza, né dipende da ciò che possediamo o realizziamo. È un dono che ci precede: nasce dallo sguardo d’amore con cui Dio ci ha voluti, uno per uno, e continua a volerci. In ogni volto umano, anche quando è segnato dalla fatica o dal dolore, c’è il riflesso della bontà del Creatore, una luce che nessuna oscurità può eliminare.
Frutto di questo sguardo, scrive ancora Leone XIV, sono la cura e la tutela dell’uomo verso il suo prossimo, che nascono dal desiderio di avvicinarsi con rispetto e tenerezza, di condividere i pesi e le speranze dell’altro. È nel farci carico della vita del prossimo che impariamo la libertà vera, quella che non domina ma serve, non possiede ma accompagna. La vita consacrata, in modo speciale, è chiamata a essere casa che accoglie e luogo di incontro e di grazia: chi segue il Signore nella via della castità, della povertà e dell’obbedienza scopre che l’amore autentico nasce dal riconoscimento del proprio limite, dal sapere di essere amati anche nella debolezza, e proprio questo rende capaci di amare gli altri con rispetto, delicatezza e cuore libero.
Da qui, l’incoraggiamento a condividere esperienze e percorsi di apprendimento su come prevenire ogni forma di abuso e su come rendere conto, con verità e umiltà, dei cammini di tutela intrapresi. Il Papa esorta a portare avanti questo impegno affinché le comunità diventino sempre più esempio di fiducia e di dialogo, dove ogni persona sia rispettata, ascoltata e valorizzata. Là dove si vive la giustizia con misericordia – assicura il Vescovo di Roma – la ferita si trasforma in feritoia di grazia.









