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FEDE E RELIGIONI | 08 novembre 2025, 11:00

Il Papa: le dipendenze sintomo di decadimento sociale, aiutare e formare i giovani

In un videomessaggio inviato alla Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata a Roma dal governo italiano, Leone XIV sottolinea la tendenza dei giovani a ripiegarsi su se stessi di fronte alle incertezze del domani e davanti a “un mondo privo di speranza”. L’invito alle istituzioni è di promuovere una cultura della solidarietà e dell’ascolto, soprattutto verso i più fragili

Il Papa: le dipendenze sintomo di decadimento sociale, aiutare e formare i giovani

Benedetta Capelli – VN

Papa Leone XIV si fa interprete delle preoccupazioni riguardo ai giovani che sempre più spesso cadono vittime della dipendenza, non solo da alcol o droga, ma anche da internet. Allo stesso tempo dà voce al disagio di una generazione che vive “un tempo di prove e di interrogativi”, incapace, di fronte ai mille stimoli, di distinguere il bene dal male e quindi di fissare un limite morale.

È questa la doppia visione che il Pontefice offre nel videomessaggio inviato alla VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, promossa a Roma dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che si è aperta oggi, 7 novembre. Una due giorni di ascolto e confronto, alla quale ha preso parte anche il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, insieme a numerosi soggetti pubblici e privati impegnati nella prevenzione, nella cura e nel recupero.

È lungo l’elenco che il Papa fa delle nuove forme di dipendenza legate al crescente utilizzo di internet, del computer e del cellulare, che non portano solo chiari benefici.

Un uso eccessivo di questi strumenti spesso sfocia in dipendenze con conseguenze negative per la salute: gioco compulsivo e scommesse, pornografia, presenza quasi costante sulle piattaforme digitali. L’oggetto della dipendenza diventa così un’ossessione, condizionando il comportamento e l’esistenza quotidiana.

Fenomeni, afferma Leone XIV, che “sono il sintomo di un disagio mentale o interiore dell’individuo e di un decadimento sociale di valori e di riferimenti positivi, in particolare negli adolescenti e nei giovani”, in un tempo in cui si cerca di dare un significato alla propria vita.

Un percorso che si sviluppa in un mondo iperconnesso, dove si pensa di poter fare tutto senza limiti morali, e dove i confini tra bene e male sono sempre più labili.

L’aumento del mercato e del consumo di droghe, il ricorso al guadagno facile mediante le slot machine, l’assuefazione a internet — che include anche contenuti dannosi — dimostrano che viviamo in un mondo privo di speranza, dove mancano proposte umane e spirituali vigorose.

È altrettanto vero – sottolinea il Papa – che i genitori, la scuola, le parrocchie e gli oratori fanno sforzi importanti per rendere più responsabili le giovani generazioni, nonostante la paura del futuro che alimenta la loro fragilità e li spinge a ripiegarsi su se stessi.

Gli adolescenti e i giovani hanno bisogno di formare la coscienza, di sviluppare la vita interiore e di instaurare rapporti positivi con i coetanei e un dialogo costruttivo con gli adulti, per diventare artefici liberi e responsabili della propria esistenza.

L’invito di Papa Leone è di agire “in maniera concertata, in un’opera di prevenzione che si traduca in un intervento della comunità nel suo insieme”. Il suo è un appello allo Stato, alle associazioni di volontariato, alla Chiesa e alla società per intercettare il grido di aiuto dei ragazzi, ma anche la loro “profonda sete di vivere”, offrendo così una presenza attenta che li aiuti a “forgiare la loro volontà”.

È necessario pertanto – afferma il Pontefice – “incrementare l’autostima delle nuove generazioni per contrastare il senso di insicurezza e instabilità emotiva, favorito sia dalle pressioni sociali sia dalla stessa natura della fase adolescenziale”.

Le opportunità di lavoro, l’educazione, lo sport, la vita sana e la dimensione spirituale dell’esistenza sono, per Leone XIV, la vera strada per prevenire le dipendenze.

Ai presenti il Papa chiede “proposte operative” per promuovere “una cultura della solidarietà e della sussidiarietà”, protesa verso l’altro, “in ascolto, in un cammino di incontro e di relazione con il prossimo, soprattutto quando è più vulnerabile e fragile”.

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