In Valle d’Aosta ci piace essere speciali. Ce lo ripetiamo ogni giorno come un mantra: statuto speciale, montagna speciale, politica speciale. Eppure, quando si tratta di sinistra, la specialità locale ha il sapore stantio di un déjà vu nazionale: divisioni, accuse incrociate e l’immancabile “voi con la destra, noi con la coerenza”.
L’ultima fitta viene da Valle d’Aosta Aperta, alleanza progressista che nel nome professa l’apertura ma nei fatti chiude porte e finestre ad Autonomia Verdi Sinistra (AVS), rea – secondo un comunicato – di aver “scelto di lavorare fianco a fianco con Lega e Fratelli d’Italia per una legge elettorale contro giovani e donne”. Difficile non pensare al proverbiale dito e alla luna: la legge elettorale è contestata, ma l’obiettivo polemico sono Minelli e Riccarand, già bersagli consolidati nei salotti della sinistra valdostana.
Non mancano i colpi bassi, anche a livello personale: “Minelli, dopo aver già sostenuto la giunta Fosson, ora va a braccetto con Zucchi e Manfrin.”
Altro che sinistra plurale, qui siamo in pieno Game of Troni local. Ogni movimento accusa l’altro di tradimento, di inciucio, di trasformismo. Un circolo vizioso che ha un solo grande beneficiario: l’astensionismo – e forse anche qualche assessore in quota centrodestra.
“La cosiddetta specialità valdostana viene spesso usata come alibi per fare il contrario, e tendenzialmente peggio, di ciò che si fa nel resto del Paese.” Difficile non cogliere l’amarezza in queste parole. Ma ancora più difficile non notare che, dietro la retorica dell’unità, si continua a scavare trincee tra movimenti che – almeno sulla carta – dovrebbero condividere più valori che veti.
Si accusa AVS di essere “l’ennesimo guscio vuoto di Riccarand o, peggio, il miglior alleato di Fratelli d’Italia”. E in questa frase c’è tutta la tragicommedia della sinistra: la paura che l’altro non sia solo diverso, ma proprio un infiltrato, un sabotatore, un “rossobruno”.
Alla fine, il problema non è chi ha ragione. Il problema è che, a forza di contendersi il monopolio della purezza progressista, la sinistra valdostana rischia di regalare la partita ancora una volta a chi la gioca con più cinismo e meno scrupoli. Perché in politica, si sa, chi non sa unirsi... si divide da solo.



