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FEDE E RELIGIONI | 26 maggio 2025, 12:00

Da Santa Rita una grande lezione di speranza di fronte a incertezze e divisioni

Una serata evento, con scene teatrali e riflessioni proposte da religiose e religiosi della famiglia agostiniana, ha concluso ieri, 24 maggio, le celebrazioni per i 125 anni dalla canonizzazione della santa dei casi impossibili, che al mondo di oggi offre un messaggio di misericordia, perdono e riconciliazione

Da Santa Rita una grande lezione di speranza di fronte a incertezze e divisioni

Tiziana Campisi – Cascia

La speranza, l’amore, la pace, il perdono: sono i quattro cardini della vita di Santa Rita che in una serata evento sono stati restituiti in quattro brevi rappresentazioni teatrali, ciascuna accompagnata da una riflessione spirituale a tema. “Rita santa della speranza”, la performance che a Cascia, nella Sala della Pace, la sera di sabato 24 maggio, ha chiuso le celebrazioni per i 125 anni dalla canonizzazione di Santa Rita, ha ripercorso i momenti più importanti della vita della religiosa agostiniana, che sono stati messi in scena dai giovani del Gruppo teatrale Fups, con la regia di Cinzia Di Pasquale.

La santa dell’impossibile

Il primo quadro, “Il legno secco”, è stato dedicato alla speranza e ha rievocato la pazienza con la quale Rita, entrata in monastero, dopo essere rimasta vedova e aver perso i suoi due figli, ha innaffiato un arido legno, che la badessa le aveva chiesto di piantare e irrigare, divenuto, poi, grazie alla sua obbedienza, una vite rigogliosa. Un “simbolo della capacità di rimanere nell’ascolto obbediente”, ha spiegato al pubblico suor Elisabetta Tarchi, religiosa agostiniana della Congregazione della Santissima Annunziata. Rita lo ha imparato sin da bambina: l’ascolto dei genitori e della Parola di Dio le ha insegnato a rimanere nell’ascolto nel momento della prova. Se oggi “facciamo fatica ad intravedere un futuro di speranza”, tra “incertezze e divisioni che polverizzano anche i più solidi rapporti, scossi da venti di guerra, da distruzioni e genocidi che hanno messo in crisi l’ideale” della pace, la speranza ha fatto di Rita la santa dell’impossibile, ha sottolineato suor Elisabetta, di “ciò che si pone fuori dalla portata dell’uomo, che non può essere frutto delle sue azioni e della sua intelligenza. Neanche artificiale”. Rita, insomma “ci mostra la virtù della pazienza come capacità di rimanere, dialogare, ascoltare, attendere, dare spazio, sostenere fatica e frustrazione. Dare tempo”.

Un momento della serata evento 

Un momento della serata evento

Nel segno della fede e dell’amore

“La nascita di Santa Rita” è stata il secondo quadro commentato da madre Giacomina Stuani, monaca del Monastero Santa Rita, che si è soffermata sull’amore che ha pervaso la vita della santa. Amore respirato nella casa paterna e poi appreso dai frati agostiniani, mentre intorno a lei imperversavano “lotte, vendette, duelli, violenze”. In tale contesto Rita è stata “lei stessa Vangelo, ogni giorno”, “nella semplicità”, ha aggiunto madre Giacomina, perché la sua interiorità, fondata “sull’umile Gesù”, era resa salda “dall’Amore e dalla fedeltà a questo Amore”. Rita ha osservato il comandamento dell’amore indicato da Gesù - “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” - e alla scuola di Sant’Agostino ha appreso a radicare tutto nella carità, nell’amore - “sia che tu taccia, taci per amore; sia che tu parli, parla per amore; sia che tu corregga, correggi per amore; sia che perdoni, perdona per amore” - poiché solo da tale radice “non può procedere se non il bene”.  

Il perdono

Padre Juraj Pigula, priore del convento Sant’Agostino di Cascia, è intervenuto dopo il terzo quadro che ha mostrato l’assassinio del marito di Rita e la volontà dei figli di vendicarsi. Di fronte a tanta violenza e a tanto odio emergono “Le scelte di perdono e di pace di Santa Rita”. Come imitarle? “Il perdono è un processo”, ha detto padre Juraj, “per arrivare alla pace c’è bisogno di purificazione”, occorre esercitarsi quotidianamente perché il perdono diventi una virtù, chiedere perdono e perdonare, come insegna il Padre Nostro. E tenere fisso lo sguardo verso Dio, perché, come scrive Sant’Agostino, nelle Confessioni, è “beato chi ama Te e l'amico in Te e il nemico per Te”.

Rita davanti al Crocifisso 

Rita davanti al Crocifisso

La canonizzazione e il suo messaggio

Infine, nel quarto quadro sono stati rappresentati “La stigmatizzazione e il transito” di Rita, quest’ultimo reso suggestivo da tante piccole fiaccole portate da diversi bambini, a ricordo delle tante persone accorse alla morte della monaca agostiniana per renderle omaggio. È toccato a padre Rocco Ronzani, prefetto dell’Archivio Apostolico Vaticano, anche lui religioso agostiniano, condurre da qui gli spettatori alla conclusione della storia: la canonizzazione di Rita. Proclamata santa il 24 maggio del 1900 da Leone XIII, 450 anni dopo la morte, spicca come modello di virtù per la vita consacrata. È “donna di pace”, “che ha riconciliato e unito, anche facendosi carico di situazioni dolorose”. Per la sua testimonianza di vita, soprattutto nell’ambito familiare, Leone XIII l’ha indicata come esempio da far conoscere nell’evangelizzazione e formazione delle famiglie. Da lei giunge un messaggio di misericordia, perdono e riconciliazione, ha concluso padre Rocco, che il monastero in cui ha vissuto oggi indica come un faro.

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