Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano
Francesco è solo, seduto su una sedia dinanzi alla Vergine Maria, mentre invoca la fine di un orrore che sembrava dissipato tra le trame del tempo e che è invece tornato a bussare alle porte delle nostre case. Dietro a lui, in questo appuntamento universale che scrive una pagina di storia della Chiesa moderna, c’è il mondo intero. Nella Basilica vaticana, nei luoghi sacri dei cinque continenti, tramite i mezzi di comunicazione, nelle piazze - quelle ucraine bombardate, da Kiev a Odessa, o la stessa Piazza San Pietro dove sono stati allestiti duemila posti a sedere - risuona la supplica di Jorge Mario Bergoglio alla “Madre”.
"Liberaci dalla guerra, preserva il mondo dalla minaccia nucleare. Fa’ che cessi la guerra, provvedi al mondo la pace. Fa’ di noi degli artigiani di comunione".
Una preghiera corale
Il Papa cammina lento verso la statua della Madonna, posta al centro della basilica, di fianco a un crocifisso in legno. Il tragitto è breve ma l'incedere è pesante, come quello del 27 marzo 2020, quando tra le braccia deserte del Colonnato di San Pietro, il Pontefice sembrava portare sulle spalle le ferite di un’umanità colpita da morti e contagi del Covid. Francesco fa una pausa di silenzio prima di pronunciare il testo diffuso nei giorni scorsi in 35 lingue. Una preghiera corale, innervata della grande tradizione mariana. Ogni tanto alza il capo per guardare il volto di Maria. E al termine della Consacrazione, porta alla Vergine un cesto di rose bianche insieme a due bambini.
"Guerra efferata..."
Nell'omelia, il Papa si rivolge a Maria: al suo Cuore tutti “bussiamo” in questi giorni in cui “notizie e immagini di morte continuano a entrare nelle nostre case, mentre le bombe distruggono le case di tanti nostri fratelli e sorelle ucraini inermi”. Francesco usa per tutto tempo il ‘noi’, a voler indicare il coinvolgimento collettivo dinanzi ai cruenti fotogrammi trasmessi dall’est Europa.
Davanti a questo, afferma il Papa, “non bastano le rassicurazioni umane: occorre la presenza di Dio, la certezza del perdono divino, il solo che cancella il male, disinnesca il rancore, restituisce la pace al cuore. Ritorniamo a Dio, al suo perdono”.
Non una formula magica, ma un atto di spirituale
l Papa si sofferma quindi sul significato dell’atto di Consacrazione: “Non si tratta di una formula magica, ma di un atto spirituale. È il gesto del pieno affidamento dei figli che, nella tribolazione di questa guerra crudele e insensata che minaccia il mondo, ricorrono alla Madre”. Come i bambini che "quando sono spaventati: vanno dalla mamma a piangere, a cercare protezione", così gettiamo nel suo Cuore “paura e dolore, consegnando sé stessi a lei”.
"È riporre in quel Cuore limpido, incontaminato, dove Dio si rispecchia, i beni preziosi della fraternità e della pace, tutto quanto abbiamo e siamo, perché sia lei, la Madre che il Signore ci ha donato, a proteggerci e custodirci”.
Progetti di pace, non di sventura
Dio, afferma Papa Francesco, “ha progetti di pace e non di sventura’”. Allora “ci consacriamo a Maria per entrare in questo piano, per metterci a piena disposizione dei progetti di Dio”. La Madre, prega il Pontefice, “prenda oggi per mano il nostro cammino: lo guidi attraverso i sentieri ripidi e faticosi della fraternità e del dialogo, sulla via della pace”.












